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Sorso

Sassarese

Comune di Sorso
(provincia di Sassari)
Altitudine: m 136 Superficie: kmq 67,5 Abitanti: 14.126


La chiesa parrocchiale di San Pantaleo costruita nella prima metà dell'ottocento

Distesa su un pianoro che digrada a nord-ovest, Sorso guarda verso le sue campagne opulente della piana e verso il lungo tratto di costa che le appartiene, fonti, l'una e le altre, di una ricchezza che non viene ostentata, così come non vengono ostentati i segni lasciati da una storia di grande dignità e il fatto stesso d'essere ormai a pieno titolo città, sia pure città non grande. Quei segni (qualche antico palazzotto d'aspetto patrizio, le belle chiese, la targa con l'insegna nobiliare dei Gambella, che furono i feudatari di Sorso e della Romangia, ed altri ancora) tuttavia vi sono, benché velati dalla generale aria dimessa. Non vi è più, invece, poiché fu distrutto nel corso dei moti antifeudali del 1795, il Palazzo Baronale che fu residenza dei Gambella, prima, e poi degli Amat (fu don Pietro Amat, barone di Sorso, che nei primi anni del Settecento consegnò tutto il Capo di sopra della Sardegna all'imperatore d'Austria che esercitò il suo dominio per nove anni, dal 1708 al 1717).
Vi è, di più, un dato di non poco rilievo: il fatto che Sorso abbia sempre avuto, e ancora conservi, un legame molto stretto con Sassari, tanto da assumerne il dialetto: a Sorso si parla il sassarese, a Sennori, distante, ormai, poche centinaia di metri, il logudorese. Alla condizione di città è adeguato il decoro del generale impianto urbano, con belle strade ampie e belle piazze. D'aspetto monumentale la chiesa parrocchiale di San Pantaleo, che ha linee e grandiosità rinascimentali, con la sua grande cupola emisferica centrale circondata da alcune altre minori. Fu eretta intorno al 1838 su progetto di un singolare architetto, il francescano Antonio Cano (lo stesso che a Sassari manomise la Chiesa di Santa Maria in Betlem), il quale nei corso degli studi compiuti a Roma aveva maturato l'aspirazione a riprodurre nelle sue opere le linee del Pantheon. Non ebbe sempre fortuna: la Chiesa di San Francesco, ad Oristano, da lui demolita e poi ricostruita, crollò quando sulle sue strutture fu posata la cupola. Egli stesso morì a Nuoro, forse cadendo da un ponteggio o forse, come vogliono alcune fonti, nel crollo d'una delle sue chiese.
Oggetto di speciale devozione è a Sorso il seicentesco Santuario della Vergine del "Noli Me Tollere" annesso al Convento dei Cappuccini. Vi si custodisce, nell'altare maggiore, il simulacro della Vergine trovato anticamente, secondo la tradizione, da un pastore su un olivo insieme alla scritta Noli Me Tollere. Nella chiesa si trovano anche alcuni altari lignei di notevole pregio ed una statua di San Teodoro con alcune reliquie. Il territorio di Sorso, benché non molto vasto, abbraccia 16 chilometri di belle spiagge (dal limite dello Stagno di Platamona a Punta Tramontana, al confine con Castelsardo) lungo le quali si distende una grande pineta. Qui negli ultimi decenni si sono moltiplicati gli impianti balneari, frequentatissimi, e gli insediamenti turistici. Numerose le testimonianze di un lunghissimo passato: lungo il mare, in una località chiamata Santa Filitica, furono trovati i resti di una villa romana del III - IV secolo a.c. con un vano pavimentato a mosaico. In anni recenti a breve distanza da Sorso, lungo la strada per Castelsardo, è stato riportato in luce il Santuario nuragico di Serra Niedda. La fama di Sorso è in larga misura legata ai suoi vini che godono di giusta rinomanza e la cui produzione ha grande rilievo economico.

 
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