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Bottida

Sassarese

Comune di Bottida

(provincia di Sassari)

Altitudine: m 396 Superficie: kmq 33,83 Abitanti: 820        

Il paese visto dalia valle, Sullo sfondo il Monte Corona


Posto alle pendici meridionali di una modesta altura (il Monte Corona, che pare debba il suo nome al nuraghe, oggi in rovina, che si levava sulla sua sommità), il paese si affaccia su­gli ultimi lembi, verso sud-ovest, della vasta piana percorsa dal Tirso che si distende ai piedi dei centri del Goceano.
Come Bono, dal quale lo divide una breve distanza (appena un chilometro in linea d'aria, ma cinque di strada tortuosa), ha alle spalle le rocce e i boschi del Monte Rasu .
E alle foreste, oltre che alla pastorizia, è in larga parte legata la sua vocazione originaria: fra il terri­torio di Bottidda e quello di Bono è divisa la Foresta di Monte Pisano.
Tutta quest'area conobbe insedia­menti umani fin da età remote (sono numerosi i nuraghi, benché quasi tutti diroccati o in cattivo stato di conservazione), ne fu abbandonata sotto la dominazione romana e in età medioevale, quando fece parte della curatoria di Anela nel Giudica­to di Torres.
L'abitato non ha emer­genze architettoniche di rilievo che non siano quelle rappresentate dalla chiesa parrocchiale, intitolata alla Madonna del Rosario, e da quella di Sant'Antonio Abate, che ogni anno, fra il 16 e il 17 gennaio, è il centro della festa del santo, celebrata in gran parte dei paesi della Sardegna, ma che assume particolare importanza in questo comune, già da tem­po inteso al recupero di tradizioni, d'usi e di riti del passato.
A qualche chilometro dal paese, non lontano dalla vetta del Monte Rasu, si trovano, oggi inclusi in un pro­prietà privata, la Fattoria Giannasi, i resti di un convento francescano che la tradizione vuole sia stato fondato nel 1233 dal beato Giovanni Parenti, discepolo di san Francesco e suo pri­mo successore alla guida dell'Ordine dei Minori.
Il convento ospitò la co­munità francescana fino al 1769, quando i frati si insediarono a Bottidda, nell'attuale Chiesa di Sant'An­tonio. Prossima al convento è la chiesetta campestre di Santa Maria degli Angeli, costruita nel Duecento ma snaturata da un novecentesco re­stauro d'ispirazione neogotica.

 
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