Isola di Sardegna

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Ardara

Sassarese

Comune di Ardara

(provincia di Sassari)

Altitudine: m 296 Superficie: kmq 38,07 Abitanti: 857

Il paese visto dal colle di San Pietro

Se a questo paese non è stato con­cesso di conservare molto di quel che lo distinse durante la lunga sta­gione di potere e di prestigio che visse in un passato ormai lontano, fra l'XI e il XIII secolo, la sorte gli ha mantenuto almeno il privilegio della splendida posizione. L'abitato, infatti, è adagiato su un poggio dal quale gode di una vista singolar­mente ampia, poiché a nord abbrac­cia i rilievi dell'Anglona, a nord-est si spinge fino al lago del Coghinas, a est spazia sulla vasta piana del Cam­po di Chilivani. Si può aggiungere che il luogo nel quale sorge lo af­franca dalla condizione d'isolamen­to che pesa su altri centri. Il luogo e i vantaggi che esso offre dovettero essere apprezzati da coloro che abi­tarono la zona in età lontanissima. A brevissima distanza dal paese, in­fatti, su una modesta altura si leva il Nuraghe Rio Runaghe, che è la te­stimonianza più significativa che re­sti di insediamenti umani su questo territorio. Il nuraghe (monotorre, con copertura a tholos), in cattivo stato di conservazione, è ora ogget­to di un progetto inteso al suo re­stauro e alla sua valorizzazione. Il borgo dovette conoscere un perio­do di rapido sviluppo in età medioe­vale, tanto che divenne la capitale del Giudicato di Torres, quando la famiglia giudicale dei Lacon stabilì la propria residenza nel Castello di Ardara. Del castello oggi non resta molto: appena un ultimo brandello d'uno dei muri perimetrali. La so­stanziale distruzione del nobile edificio fu dovuta a un'opera oggettivamente vandalica deliberata e compiuta sistematicamente e in mo­do palese: a partire dal 1798 e durante tutta la prima metà dell'Otto­cento il castello fu per gradi demoli­to per ricavarne materiale, in parti­colare belle pietre ben squadrate, da riutilizzarsi nella costruzione d'altri edifici.
Ebbe sorte migliore, e comunque godette di rispetto molto maggiore, la bellissima Basilica di Santa Maria del Regno, che insieme alla Basilica di San Gavino di Porto Torres è fra i capolavori dell'arte romanica in Sardegna. La bella chiesa fu eretta fra la metà dell'XI secolo e il 1107 come cappella palatina del Giudica­to di Torres e della sua capitale. Santa Maria del Regno, interamente costruita in scura pietra trachitica (è conosciuta anche come il Duomo Nero di Ardara), fu realizzata, diver­samente da quel che solitamente avveniva a quel tempo, da un solo architetto, di scuola lombarda ma aperto a influssi dell'arte pisana. Al­l'interno le tre navate sono separate da colonne con capitelli. Nella chie­sa, nella quale nel 1238 furono cele­brate le nozze di Enzo "re di Sarde­gna", figlio naturale di Federico II di Svevia, con Adelasia giudichessa di Torres, sono custoditi, oltre al bei pulpito in legno con intagli dipinti e dorati dei secoli XV e XVI, due retabli cinquecenteschi, uno dei quali opera del pittore sardo Giovanni Muru e di due suoi allievi.
Il Retablo Maggiore, inserito in una sontuosa costruzione lignea dai riflessi dorati, si compone di una sta­tua di legno raffigurante la Madonna col Bambino e di ventisei dipinti dei quali gli otto inseriti negli scompar­ti centrali sono dedicati alla vita della Vergine, mentre i dodici del polvarolo e i sei laterali della pre­della disegnano tutt'intorno alle im­magini della storia di Maria una co­rona di santi. Al centro della predel­la, infine, vi è il tabernacolo con un Cristo in pietà. I dipinti della pre­della si devono a Giovanni Muru, che li ha firmati e datati (1515); il resto del retablo è invece opera di due suoi aiuti, uno dei quali sicura­mente influenzato dal Maestro di Castelsardo. Il Retablo Minore, più piccolo del primo, del quale è poste­riore di alcuni decenni, a stato re­stituito alla chiesa nell'ottobre 1999, al termine di un restauro du­rato decenni. Vi è raffigurata, al centro, una Madonna che allatta il Bambino, circondata da scene della Passione. Al centro della predella una Pietà. Il resto della predella e i polvaroli rappresentano santi e pro­feti. Il retablo, benché dovuto ad artisti minori, è tuttavia opera di grande decoro artistico.
Vi è infine, sul colle che si leva al di sopra del paese, una chiesa molto più modesta, quella di San Pietro, di architettura semplice e spoglia, con una piccola abside semicircolare in blocchi di trachite scura. Molto am­pia e bella la vista della quale si go­de dal piazzale della chiesetta.

 
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