Isola di Sardegna

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I vulcani del Meilogu

I luoghi

Distanza complessiva da percorrere    circa 80 Km
Tempo medio di percorrenza              circa 2 ore
Percorsi a piedi                                 circa 2 ore
Tempi di sosta e visita                       da 4 a 5 ore
Durata complessiva dell'itinerario        da 8 a 9  ore
Distanza complessiva da percorrere    circa 80 Km



1. Siligo: Monte Ruju e Su Muru 'e Ferru.
2. Siligo: Monte Santo e Chiesa dei Santi Elia ed Enoch.
3. Bonnanaro: Monte Arana.
4. Cheremule: Bosco di Su Tippiri e Monte Cuccuruddu.
5. Giave: Rocca Pedra Mennalza e Monte Annaru.
6. Giave-Cossoine: Monte Traessu.







I vulcani del Meilogu

Terra di vulcani spenti, il Meilogu presenta un paesaggio insolito, tutto punteggiato di piccole alture coniche ora aguzze ora arrotondate ed ora, come l'inconfondibile Monte Santo, dalla sommità tagliata nettamente in un ampio tavolato pianeggiante. Affascino delle curiosità geologiche, che qua e là assumono gli aspetti conturbanti di veri e propri monumenti naturali, si somma quello di una regione fertile come poche, ricca di acque, di boschi, di verdi distese di pascoli e coltivi. Questo itinerario propone una breve escursione fra queste bellezze diverse, resa un po' impegnativa dall'ascesa a piedi al Monte Santo: una fatica ben ricompensata dal premio di uno spettacolo superiore ad ogni aspettativa. L'itinerario è immaginato con partenza e arrivo a Thiesi, il centro più popoloso e meglio servito della zona: ma può essere tranquillamente affrontato anche da Sassari, che dista meno di 30 chilometri di comoda superstrada dalla prima tappa dell'itinerario e poco più di 40 dall'ultima.

1. Siligo: Monte Ruju e Su Muru 'e Ferru.
Da Thiesi si raggiunge Siligo in capo a una dozzina di chilometri di strada provinciale e, da Siligo, si imbocca la strada per la
Bonifica di Paule: sottopassata la statale 131, si procede per circa due chilometri fino a veder apparire sulla sinistra il MonteRuju con la sua strana e inconfondibile cresta di origine vulcanica.

Il bosco di su Tippiri, ai piedi dell’abitato di Cheremule


Il passaggio della colata lavica ha infatti formato in questo sito un muro, chiamato Su Muru 'e Ferru (cioè "Il muro di ferro"), nome che deriva dalla particolare compattezza assunta dalla lava. Il muro discende con regolarità lungo il fianco del monte fino ad arrivare dolcemente al livello della pianura, disegnando con spettacolare linearità il corso dell'antica colata lavica. Questo fenomeno del muro vulcanico, unico in Italia, è paragonabile ad analoghe formazioni verificatesi in Islanda.

2. Siligo: Monte Santo e Chiesa dei Santi Elia ed Enoch.
Di ritorno a Siligo, se ne esce per un brevissimo trasferimento lungo la vecchia Carlo Felice, che lambisce la nuova sul suo lato ovest: lasciata (auto presso la casa cantoniera, si ascende per un sentiero (circa un'ora di cammino) alla vetta del Monte Santo. Alto 733 metri, questo monte dalla caratteristica forma troncoconica, di chiara origine vulcanica, sorge isolato quasi al centro del Meilogu in mezzo a una serie di alture meno elevate. Dalla sua cima, un ampio tavolato pianeggiante, si domina perciò su un panorama vastissimo: sul lato ovest appaiono, molto vicini, gli altri colli vulcanici che punteggiano il territorio del Meilogu, con le loro caratteristiche sagome coniche; a nord-est invece, quasi ai piedi stessi del monte, si spalancala vasta piana del Campo di Chilivani e la vista corre libera fino alle falde del Limbara; a sud-est (orizzonte è sbarrato dalla Catena del Goceano. Sul grande pianoro sommitale, solitario e battuto dai venti, sorge la Chiesa dei Santi Elia ed Enoch, considerata la più antica chiesa sarda a due navate (che ospitano due altari dedicati a due santi diversi). Costruita intorno all'XI secolo su un'altra chiesa preesistente e annessa al primo monastero dei monaci di Montecassino in Sardegna, conserva ancora all'interno il pavimento originario di trachite rossa. Le due navate, divise da belle arcate bicolori poggianti su tozzi pilastri, erano concluse da due absidi andate distrutte nel secolo scorso. Nella semplice facciata a capanna priva di campanile si apre a fianco del portale ad arco una piccola finestrella a forma di croce.

3. Bonnanaro: Monte Arana.
Si prosegue lungo la vecchia Carlo Felice verso sud fino a raggiungere Bonnanaro: di qui, per una strada che parte direttamente dal centro abitato, si sale in poco più di un chilometro al Monte Arano, rilievo di notevole interesse paesaggistico e ambientale, che sorge in una zona particolarmente ricca d'acqua. La parte più a valle è coltivata a vigneti, oliveti e frutteti, mentre sulla cima è presente una fitta vegetazione di lecci e macchia mediterranea. Il monte è anche un'oasi di protezione faunistica, dove dimorano selvaggina minore e alcuni volatili, come la pernice sarda. Da alcuni anni sta tuttavia prendendo il sopravvento, qui come in altre zone della Sardegna, la presenza del cinghiale. Dalla vetta, dove si trovano la Chiesa di Nostra Signora di Monte Arana e i resti di un nuraghe, si gode un bellissimo panorama, aperto sull'intero giro dell'orizzonte.

4. Cheremule: Bosco di Su Tippiri e Monte Cuccuruddu.
Da Bonnanaro, per la strada provinciale 30, passando per Borutta, si raggiunge la statale 131bis, dove si svolta a sinistra e poi subito a destra per salire a Cheremule: ai piedi dell'abitato si piega a sinistra e si entra nel magnifico Bosco di Su Tippiri che, dalle pendici del Monte Cuccuruddu, rilievo di origine vulcanica su cui sorge l'abitato di Cheremule, si estende fino ad abbracciare il territorio di Torralba lambendo il lato occidentale della Carlo Felice. Il Bosco di Su Tippiri (toponimo di probabile origine punica, che significa "rosmarino") è caratterizzato da una rigogliosa vegetazione e conserva miracolosamente intatte le peculiarità del tipico bosco sardo: la vegetazione naturale di roverelle e lecci, il folto sottobosco, i muretti a secco realizzati in pietra vulcanica. È sconsigliabile addentrarsi nel bosco senza una guida esperta: all'interno è facile smarrirsi. Da Su Tippiri si sale quindi a Cheremule e, direttamente dal centro del paese, alla cima del Monte Cuccuruddu. Il rilievo, un vulcano estinto da circa 180.000 anni, è completamente ricoperto di boschi. Verso nord presenta una vegetazione di roverelle e lecci, mentre nella parte prospiciente il centro abitato vi è una piccola pineta. Il luogo, silenzioso e balsamico, è ideale per passeggiate e picnic, grazie ai sentieri agevoli e ai numerosi punti di sosta. La cima del monte, detta "Il Belvedere", offre un bellissimo panorama: a ovest sul Lago artificiale di Bidighinzu e i lontani monti di Villanova, a est sul magnifico paesaggio a vulcani del Meilogu e sulla Valle dei Nuraghi. Il monte ospita anche un'oasi permanente di protezione faunistica, dove dimorano volpi, martore, donnole, ricci, gatti selvatici e, fra gli uccelli, upupe, cornacchie, pernici, poiane, astori. Solo il fianco orientale della montagna è deturpato da una cava di "cheremulite", un tipo di pietra basaltica piuttosto apprezzato nell'edilizia.

5. Giave: Rocca Pedra Mennalza e Monte Annaru.
Da Cheremule ridiscendiamo adesso alla statale 131bis, dove svolteremo a destra per immetterci pochi chilometri più a sud-est nella 131
Carlo Felice e percorrerne un breve tratto in direzione di Cagliari fino allo svincolo di Giave. Da Giave si uscirà poi per la strada del cimitero, deviando a destra in una laterale in discesa che, dopo un paio di chilometri, offrirà sulla destra la vista del curioso monolite della cosiddetta Rocca Pedra Mennalza  (cioè "melanzana").

Giave: il paesaggio vulcanico del Meilogu fa da sfondo alla curiosa sagoma di Rocca Pedru Mennalza


Si tratta di una formazione dell'altezza di circa 100 metri, dalla forma lievemente appuntita, di probabile origine vulcanica (tutta la zona è ricca di quarzi solidificatisi lentamente). Corvi neri, astori e altri rapaci nidificano sulla cima. Proseguendo perla stessa strada si costeggiano dapprima alcune caratteristiche pinnettas, le tipiche capanne di pietra che costituivano la dimora del pastore nomade; quindi si raggiungono le pendici del Monte Annaru, il più tipico fra i rilievi vulcanici di origine quaternaria abbondantemente presenti in questa regione. Nella caldera del suo cratere occluso si forma, nel periodo invernale, un piccolo lago.

6. Giave-Cossoine: Monte Traessu.
Rientrati a Giave, si imbocca la strada provinciale per Romana e se ne percorrono circa 4 chilometri fino ad avvistare una casa cantoniera abbandonata: dopo 200 metri si svolta a sinistra e, varcato un cancello di legno, si penetra nell'area di Monte Traessu, ricadente in parte nel territorio comunale di Giave e in parte in quello di Cossoine. Il monte, la cui sommità raggiunge i 717 metri, sorge in un paesaggio dall'aspetto singolare, caratterizzato da rocce basaltiche di colore roseo che formano gole e dirupi. La zona è ricca di boschi e di pascoli grazie alle numerose fonti che alimentano il Rio Alchennero. Nei dintorni si trovano vari laghetti artificiali, i più suggestivi dei quali sono il lago di Badu 'e Rena e quello di Mura Maggiales, circondato da un bosco di roverelle. Si può poi proseguire lungo la provinciale per Romana fino a incontrare sulla destra il bivio per Thiesi.


 
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