Isola di Sardegna

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Da Alghero a Bonorva

I luoghi


Distanza complessiva da percorrere   circa 100 Km   
Tempo medio di percorrenza             circa 3 ore
Tempi di sosta e visita                      circa 5 ore
Durata complessiva dell'itinerario       circa 8 ore


1. Alghero: Scala Piccada.
2. Villanova Monteleone: Centro storico.
3. Villanova Monteleone: Lago artificiale del Temo e Monte Minerva.
4. Monteleone Rocca Doria: Centro storico e Castello dei Doria.
5. Mara: Santuario di Nostra Signora di Bonuighinu e Grotte di Sa 'Ucca
'e Su Tintirriolu e di Filiestru.
6. Mara: Valle di Sos Istrampos.
7. Cossoine: Voragine di Mammuscone.
8. Giave: Planu Roccaforte.
9. Bonorva: Monte Cacau.




1. Alghero: Scala Piccada.

Partiti da Alghero, si imbocca la statale 292 in direzione di Villanova Monteleone che, nel suo tratto iniziale, s'inerpica tortuosa nell'interno disegnando uno dei percorsi panoramici più affascinanti isola. Questa salita ripida e serpeggiante è chiamata in dialetto algherese Scala Piccada (cioè "picconata", aperta a forza di piccone) e conduce, dopo circa nove chilometri, ad un punto panoramico di straordinaria bellezza, collocato a circa 350 metri sul livello del mare. Di qui lo sguardo spazia su un ampio tratto di costa, da Capo Marrargiu a sud fino a Capo Caccia a nord. Si riconosce distintamente la città di Alghero, con la cintura di oliveti che la fascia verso l'interno. Il rilievo, composto da una successione di blocchi di lava trachitica cui si alterna il tufo vulcanico, è rivestito da una fitta e rigogliosa macchia mediterranea, dove dominano il lentisco ed il mirto inframezzati dalla palma nana. Sulle secche curve e sui tornanti di Scala Piccada si svolge da oltre quarant'anni un'importante gara automobilistica di velocità in salita: la Alghero - Scala Piccada.

2. Villanova Monteleone: Centro storico.
La Scala Piccada la strada sale ancora, più gradualmente adesso, nel continuo alternarsi di ampie distese di macchia mediterranea e di fitti boschi di sughere e lecci, fino ai quasi 600 metri dell'abitato di Villanova Monteleone, disteso in posizione panoramica lungo le pendici del Monte Santa Maria. Il borgo medievale, compreso in un vasto feudo dei Doria, si ampliò considerevolmente nel corso del XV secolo quando, sotto l'assedio aragonese, il castello fortificato di Monteleone Rocca Doria fu espugnato (1436) e i fuorusciti ripararono in prevalenza nella vicina Villanova. Il centro storico, ben conservato e piacevolmente omogeneo, con stretti vicoli lastricati e scale che si arrampicano fra le case dalle belle facciate di pietra a vista, si fonde in modo armonioso con il verde del paesaggio circostante.

3. Villanova Monteleone: Lago artificiale del Temo e Monte Minerva.
Si prosegue per la statale 292 in direzione di Monteleone Rocca Doria e dopo sei - sette chilometri si giunge in vista del lago del Temo, che si costeggia poi per un lungo tratto. Questo bacino artificiale, compreso nei territori di Monteleone Rocca Doria e di Romana, oltre che in quello di Villanova, è stato realizzato negli anni Ottanta sul corso medio del fiume Temo. Circondato da una rigogliosa vegetazione, è collocato in un ambiente di particolare valore paesaggistico. Appena superato il lago, si svolta a destra in direzione di Montresta e in pochi chilometri si raggiungono i 644 metri del Monte Minerva, robusto bastione trachitico situato ancora in territorio di Villanova, benché già in vista dell'elevata rocca di Monteleone. Il rilievo è interamente ricoperto (tranne che sulla sommità, ormai spoglia) di una fitta vegetazione di roverelle e di lecci secolari. Alle pendici meridionali del monte si estende una suggestiva vallata ad anfiteatro, chiamata Sa Cozzula, risultato dell'azione erosiva del Rio Badde Muttiga che l'attraversa. Alle falde si trova, semiabbandonata, la fattoria di Palazzo Minerva, un'organizzata azienda agricola di fine Ottocento.

4. Monteleone Rocca Doria: Centro storico e Castello dei Doria.
Ritornati sulla statale 292, la si percorre per pochi chilometri in direzione di Padria per poi svoltare a sinistra nella ripida ascesa che conduce a Monteleone Rocca Doria, svettante sulla cima di un impervio colle calcareo tra i fichidindia che crescono rigogliosi sulla roccia. Il minuscolo paese (135 abitanti al 1998: il più piccolo della provincia di Sassari) ha alle spalle una storia gloriosa e conserva un centro storico di notevole interesse architettonico. Questo colle isolato, in posizione dominante sulla sottostante valle del Temo (e oggi sull'omonimo bacino artificiale), fu prescelto nel XIII secolo dalla potente famiglia genovese dei Doria per erigervi uno dei suoi castelli più inaccessibili, ultimo baluardo di una strenua difesa contro gli Aragonesi, che lo conquistarono definitivamente nel 1436. La maggior parte degli abitanti si trasferì allora a Villanova e la Monteleone vecchia si spopolò quasi del tutto. Una passeggiata per le vie del piccolo centro storico è resa suggestiva dall'atmosfera isolata e raccolta delle antiche case di pietra e dai panorami spettacolari che si aprono sulla valle. Di notevole interesse è la parrocchiale di Santo Stefano, chiesa romanica del XIII secolo, dall'insolita struttura a due absidi affiancate. Per le vie del borgo si sale ai resti del Castello dei Doria, dal quale si gode di una vista veramente grandiosa.

5. Mara: Santuario di Nostra Signora di Bonuighinu e Grotte di Sa 'Ucca 'e Su Tintirriolu e di Filiestru.
Da Monteleone si ridiscende alla statale 292 e se ne percorrono circa otto chilometri in direzione di Mara, svoltando poi a sinistra per il Santuario di Nostra Signora di Bonuighinu, raro e suggestivo esempio di architettura rococò in Sardegna, risalente alla fine del Settecento. La zona di Bonuighinu (che significa "buon vicino") è contraddistinta da formazioni di rocce calcaree lavorate dagli elementi, che vi hanno scavato numerose e profonde grotte. In una di queste, denominata Sa 'Ucca 'e Su Tintirriolu ("La bocca del pipistrello"), sono stati effettuati a partire dal 1969 ritrovamenti di resti umani e animali, di materiali litici e soprattutto di ceramiche levigate e lucide, elegantemente decorate, che hanno portato alla connotazione della cosiddetta "Cultura di Bonuighinu", fra le più antiche conosciute in Sardegna (databile al Neolitico medio: 4000-3500 a.C.). La grotta è raggiungibile percorrendo per circa un chilometro una stradetta che si apre a destra della chiesa: disagevole da visitare per chi non disponga di un minimo di attrezzatura da speleologo, ha uno sviluppo di circa un chilometro, con stretti corridoi che si aprono via via su vari ambienti. Quasi di fronte si apre un'altra grande cavità naturale, la Grotta di Filiestru, dove furono rinvenuti materiali ceramici risalenti ad un'epoca ancora anteriore (Neolitico antico). Lungo la stessa stradina che porta alle due grotte se ne incontra una terza, più vicina al santuario (a circa 300 metri), chiamata Sa 'Ucca 'e Su Trumbone.

6. Mara: Valle di Sos Istrampos.
Imboccata di nuovo la statale 292 in direzione di Mara, dopo non più di 300 metri si trova sulla destra una strada che conduce alle vecchie miniere di caolino e percorrendo la quale si penetra entro la valle scavata dal Rio Sos Istrampos, caratterizzata da una folta vegetazione boschiva di lecci secolari e da una rigogliosa macchia nella quale predominano il cisto, il lentisco, il corbezzolo e la ginestra.


La valle di Sos Istrampos, in territorio di Mara.


Qui le rocce calcaree, erose dagli agenti atmosferici, formano una sorta di canyon lungo il corso del torrente.




7. Cossoine: Voragine di Mammuscone.

Raggiunto l'abitato di Mara, si prende la provinciale per Pozzomaggiore, dove ci si immetterà nella statale 292 in direzione di Cossoine.

Veduta panoramica dal ciglio della voragine di    Mammuscone presso l’abitato di Cossoine.

Immediatamente prima di entrare in paese, si svolta a destra in una piccola strada di penetrazione agraria che in poche centinaia di metri conduce ad un grande spiazzo dal quale si può contemplare l'impressionante Voragine di Mammuscone, che si spalanca fra le rocce basaltiche in una serie di salti, il più alto dei quali è di circa 60 metri. Le leggende locali vogliono che dall'alto della rupe venissero fatti precipitare nel baratro i vecchi e coloro che si erano macchiati di delitti particolarmente odiosi. Meno leggendario è che la voragine sia stata utilizzata nei secoli come tomba sbrigativa dove far scomparire nemici e rivali.


8. Giave: Planu Roccaforte.

Da Cossoine, dopo aver percorso un tratto della statale 131 Carlo Felice in direzione di Sassari, si raggiunge l'abitato di Giave e se ne esce lungo la provinciale per Bonorva, svoltando di qui ben presto a sinistra per salire alla magnifica terrazza naturale di Planu Roccaforte. Di qui, a 635 metri d'altitudine, la vista spazia grandiosa in ogni direzione. Verso nord, al di là della piana di Campu Giavesu, un tempo paludosa e malarica, si distinguono i caratteristici coni dei vulcani spenti che contrassegnano il territorio del Meilogu e, sparsi qua e là per il paesaggio, quasi sempre in posizione dominante sulle cime dei colli, appaiono le inconfondibili torri dei nuraghi, numerosissimi in quest'area.
A est l'orizzonte è delimitato dalle alte vette della catena del Goceano, mentre verso sud, al di là degli abitati di Bonorva e di Semestene, si distingue il margine settentrionale dell'Altipiano di Campeda.

Il paesaggio del Meilogu dalla cima di Planu Roccaforte, presso Giave

Qui si ergeva nel XIV secolo uno dei tanti baluardi difensivi dei Doria, il Castello di Roccaforte, che ha dato il suo nome alla località e del quale non restano oggi che scarse rovine. Nella zona si contano decine di pinnettas, alcune delle quali ben visibili da questo elevato punto di osservazione: si tratta delle tipiche capanne di pietra che caratterizzano le campagne del Meilogu e che costituivano il rifugio del pastore nomade, il quale vi dormiva, vi custodiva gli attrezzi e vi lavorava il latte. La struttura, derivante probabilmente da quella della capanna nuragica, è costituita da un basamento circolare di pietre a secco e da un tetto conico di pietre o frasche.




9. Bonorva: Monte Cacau.
Da Planu Roccaforte si ridiscende alla strada provinciale che in meno di cinque chilometri conduce, punteggiata qua e là di resti di nuraghi, a Bonorva, meta finale del nostro itinerario. Attraverso l'abitato si sale alla vetta del Monte Cacau, proprio a ridosso del paese. Qui è stata creata un'oasi di protezione faunistica che dà asilo a pernici, calandre, lepri, martore e soprattutto alla rarissima gallina prataiola, animale di difficile osservazione perché si alza in volo con una certa riluttanza. Con un po' di fortuna se ne può riconoscere qualche esemplare durante il periodo dei corteggiamenti, all'inizio della primavera, quando i maschi, gonfiando le piume e aprendo la coda a ventaglio, compiono balzi verticali ben visibili anche a una certa distanza. Nella zona soggiorna anche qualche coppia di grifone e di nibbio reale, due specie di rapaci in grave pericolo di estinzione.


 
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