Isola di Sardegna

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Presentazione

Territorio



Il territorio del Nord Sardegna


Con oltre 7500 chilometri quadrati di superficie la provincia di Sassari è la più grande d'Italia: la sua estensione è pari a quasi una volta e mezza quella dell'intera Liguria e di poco inferiore a quella del Friuli-Venezia Giulia.
Queste dimensioni danno ragione soltanto in parte della non comune varietà di paesaggi, di ambienti cul­turali e sociali, di tesori archeologici e architetto­nici che il Nord Sardegna offre al visitatore.
La varietà è del resto un elemento caratterizzante del territorio della Sardegna nel suo insieme, una delle qualità del paesaggio che più colpiscono l'o­spite anche all'esplorazione superficiale. Tolta la pianura del Campidano, che taglia diagonalmente tutto il sud dell'isola, da Cagliari a Oristano, non esiste in Sardegna alcun comprensorio significati­vamente esteso al cui interno non siano avvertibi­li forti e improvvisi mutamenti di profili, di forme, di colori. Anche i segni della presenza umana sono d'intensità diseguale: benché le zone fertili e rela­tivamente ricche d'acqua, antropizzate da millen­ni, siano più frequenti di quanto comunemente si creda, è pur vero che in ben poche regioni europee capita altrettanto sovente di attraversare lunghi tratti di natura all'apparenza intatta, dove nessun edificio, nessun coltivo, nessun animale domesti­co vengono a interrompere il dominio del bosco, della macchia e delle rocce affioranti.
All'interno del territorio del Nord Sardegna una prima cesura si rende evidente, tanto dal punto di vista geologico e morfologico quanto da quello antropico, fra il Logudoro, che occupa tutta la par­te occidentale e centro-meridionale della provin­cia, e la Gallura a nord-est. Il confine fra queste due vaste sub-regioni, nettamente marcato nel tratto settentrionale dal corso del fiume Coghinas, si fa un po' più vago e ondeggiante via via che si procede verso sud: la linea di demarcazione ser­peggia allora lungo le creste granitiche del massic­cio del Limbara, orientale da sud-ovest a nord-est, quindi scende per Telti e Monti verso la provincia di Nuoro seguendo grosso modo il tracciato della statale 389. Benché il granito costituisca uno dei caratteri forti del paesaggio gallurese, la natura geologica dei suoli non è un criterio dirimente nel disegnare questo confine: basti pensare che l'im­menso altipiano di Buddusò, i Monti di Ala, il va­sto territorio comunale di Berchidda (tutte zone dove il granito domina incontrastato) fanno stori­camente parte del Logudoro, mentre un caso parti­colare è costituito dal comune di Padru, il cui ter­ritorio giace in piena Gallura, addirittura quasi a ridosso della costa orientale, ma che fino al 1996, cioè fino all'ottenimento dell'autonomia comuna­le, costituiva un'isola amministrativa del comune logudorese di Buddusò.
Al di là di queste incertezze e parziali sovrapposi­zioni, le differenze paesaggistiche, storiche, lin­guistiche, economiche fra le due regioni restano profonde. Contrariamente al Logudoro, che ha conosciuto una frequentazione umana intensissima fin dalle età più remote e una compresenza, già in epoca preistorica, di agricoltura e pastorizia, la Gallura è stata sempre segnata da un destino di so­litudine, con pochi e isolati insediamenti, da un'e­conomia pressoché esclusivamente di tipo pastora­le e da lunghissimi periodi di spopolamento totale dei litorali. Le vicende di questo secondo dopo­guerra hanno in qualche misura attenuato la dispa­rità fra le due regioni o, piuttosto, l'hanno resa meno marcata e meno facile da cogliere ad un'os­servazione superficiale: da una parte, infatti, il for­te flusso migratorio degli anni Sessanta e Settanta, con il conseguente abbandono generalizzato delle campagne, ha molto mortificato la vocazione agri­cola di vasti comprensori del Logudoro (come l'Anglona e il Meilogu) provocando quasi dovunque una schiacciante prevalenza dei pascoli sui coltivi;
dall'altra lo sviluppo turistico, particolarmente ra­pido e tumultuoso sulla costa orientale e nord­orientale, ha avuto il duplice effetto di compensa­re il divario economico e demografico fra le due re­gioni e di mascherare sotto la continuità a tratti perfino soffocante degli insediamenti turistici quella singolare rarità dei presidi litoranei che, in precedenza, costituiva uno degli elementi più caratteristici della costa gallurese.


Il vasto arenile di Badesi, sul lato orientale del Golfo dell'Asinara, è formato dai depositi alluvionali dei fiume Coghinas

Queste recenti trasformazioni del paesaggio, rela­tivamente profonde lungo i litorali (ma con notevoli eccezioni specie sulla costa occidentale, nel tratto a sud di Alghero, e su quella settentrionale nella sua parte gallurese, da Badesi ad Aglientu), si fanno via via meno incisive e spesso irrilevanti procedendo verso l'interno, dove il territorio ha conservato sostanzialmente intatti i suoi caratteri originari.
In Sardegna più che altrove (e in Gallura in misura ancor più macroscopica che nel resto della Sarde­gna) un effetto paradossale del turismo di massa, con la sua destinazione pressoché esclusivamente balneare, è stato quello di portare il visitatore pro­prio nei luoghi che dalla popolazione indigena era­no stati, nei secoli, più costantemente evitati:
luoghi poveri di storia e, a dispetto della loro straordinaria ricchezza di bellezze naturali, del tutto artificiosi dal punto di vista urbanistico e antropologico. Il bagnante sta, in modo quasi sim­bolico, di fronte al mare, dando le spalle al territo­rio, alla sua complessità e varietà, e ad ogni reale possibilità di comprensione degli agenti, naturali e umani, che hanno dato forma al paesaggio. Perfino quel che di autenticamente tipico gli viene offer­to, nelle botteghe degli artigiani o nei ristoranti, appartiene a una tipicità che risiede altrove, in qualche punto dell'isola più o meno lontano ed ignoto, e ha dovuto viaggiare poco o tanto per raggiungere quelle località costiere dalle quali in passato si era sempre mantenuto a rispettosa di­stanza. Ne consegue che il turista, a meno che sia fortemente motivato a spingersi nell'interno dell'i­sola da passioni o curiosità personali, non riesce a formarsi, al termine della vacanza, alcuna idea precisa dell'isola che l'ha ospitato e neppure della porzione di territorio immediatamente retrostante la spiaggia in cui ha soggiornato.
Per offrire una prima agile possibilità di orienta­mento negli oltre 7500 chilometri quadrati del Nord Sardegna, queste pagine introduttive cerca­no di descrivere in estrema sintesi le specificità locali delle varie porzioni di territorio in cui que­sta vasta regione può essere suddivisa, sia sulla base delle caratteristiche morfologiche del pae­saggio sia sul filo delle vicende storiche che sono venute tracciando nei secoli confini non ufficiali, ma più marcati di quanto il visitatore sia portato a credere. In Sardegna in generale, e nel Nord Sar­degna in particolare, sono tuttora molto più vivi che altrove, e utilizzati nella lingua d'ogni giorno, i nomi storici delle sub-regioni di cui l'isola si compone. Due di questi nomi, Logudoro e Gallura, sono già stati introdotti fin dall'inizio. Ma, mentre la Gallura ha caratteri di omogeneità tali da non aver generato ulteriori frammentazioni (si distin­gue tutt’al più fra un'Alta Gallura interna e una Bassa Gallura costiera), all'interno del Logudoro le tipicità locali si sono per cosi dire istituzionaliz­zate, benché i corrispondenti toponimi non rive­stano più oggi alcun valore amministrativo.
Da nord a sud e da ovest a est si distinguono dun­que, nella provincia di Sassari, le seguenti princi­pali regioni storico-geografiche: Nurra, Paese di Villanova, Romangia, Sassarese, Meilogu, Anglona, Montacuto, Goceano e Gallura. Una breve ras­segna dei motivi di attrazione che ciascuna di queste realtà Locali offre al turista potrà fornire al lettore un primo utile strumento di conoscenza, aiutandolo ad orientarsi nel territorio e a sceglie­re, sulla base e delle sue curiosità personali e del­la sua dislocazione nello spazio, uno o più degli approfondimenti proposti nelle due successive se­zioni della Guida: quella dedicata agli Itinerari e quella incentrata sui Comuni.


 
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