Isola di Sardegna

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Da Bono a Ozieri

I luoghi


Distanza complessiva da percorrere   circa 60 Km
Tempo medio di percorrenza             circa 2 ore
Tempi di sosta e visita                      da 6 a 7 ore
Durata complessiva dell'itinerario       da 8  a 9  ore



1. Bono: Foreste di Monte Pisanti e di Sos Niberos.
2. Anela: Demanio forestale e Punta Masiennera.
3. Bultei: Foresta di Fiorentini e Parco naturale Sa Fraigada.
4. Nughedu di San Nicolò: Punto panoramico di Carade.
5. Ozieri: Grotta di San Michele.









1. Bono: Foreste di Monte Pisanti e di Sos Niberos.
Da Bono si percorre per una dozzina di chilometri la strada provinciale per Ittireddu, che sale fino agli oltre 100 metri del valico di Ucc'aidu per poi ridiscendere dolcemente fino al bivio per la caserma della Forestale, dove si svolta a destra inoltrandosi in una delle più vaste formazioni boschive della Sardegna, la Foresta di Monte Pisanu, ricadente in parte anche nel territorio comunale di Bottidda.



Nel Goceano si trovano alcuni fra i boschi più antichi dell’isola: questo è il bosco di Sa Cariasa, in comune di Illorai.


La vegetazione, rigogliosissima e comprendente numerosi esemplari di querce pluricentenarie, è costituita in prevalenza da sughere, lecci e roverelle, le tre varietà di quercia che formano il tessuto boschivo principale di tutto il Goceano, ma sono anche presenti vasti castagneti, impiantati anticamente e già molto sviluppati in epoca romana. In località Ucca 'e Grille, sulle pendici nord - orientali di Monte Rasu (che, con i 1259 mt della Punta Manna, rappresenta la vetta più alta del Goceano), si distende, in una zona estremamente ricca di acque sorgive, la Foresta di Sos Niberos, di eccezionale interesse per la presenza del più esteso bosco misto di tasso e agrifoglio ancora sopravvivente in Sardegna e, con ogni probabilità, in Italia. I boschi di tassi (Taxus boccata: in sardo niberos), molto diffusi in passato, sono infatti oggi assai rari e quello di Sos Niberos è di assoluto valore, oltre che per l'estensione della superficie, anche per la presenza di piante plurisecolari, sia di Taxus boccata sia di altre specie, come l'agrifoglio (Ilex aquifolium), la sola pianta che riesca a convivere ottimamente con il tasso. Il tasso, i cui tessuti, se ingeriti, sono particolarmente tossici, può raggiungere i venti metri d'altezza, con un tronco nodoso a corteccia liscia, rossastra e tendente a desquamarsi: è uno degli alberi più longevi della flora mediterranea (può superare i duemila anni d'età) e ha un accrescimento lentissimo. Nella Foresta di Sos Niberos i tassi plurisecolari sono numerosi e facilmente individuabili, perché raggiungono un'altezza superiore ai dieci metri. L'esemplare di maggiori dimensioni, alto undici metri e con una circonferenza di sette, si trova sul margine inferiore della stazione, a pochi passi da un ruscello e da una zona attrezzata per picnic.

2. Anela: Demanio forestale e Punta Masiennera.
Da Monte Pisanu si ritorna sulla provinciale e se ne ripercorre un tratto in senso inverso in direzione di Bono fino al valico di Ucc'aidu, dove si svolterà a sinistra in una stretta strada asfaltata che, attraversando il Demanio forestale di Anela, conduce ai 1157 metri di Punta Masiennera, rilievo granitico che costituisce un eccezionale punto panoramico dal quale si domina su gran parte della Sardegna centro settentrionale. Con Fiorentini e Monte Pisanu, la Foresta di Anela è una delle tre aree che compongono il patrimonio di foreste demaniali del Goceano, per complessivi 4000 ettari di superficie. Qui, tra lecci, roverelle, sughere e agrifogli, che formano il tessuto boschivo principale, prospera la fauna: cinghiali, martore, volpi, donnole, sparvieri, albanelle reali. Caratteristica precipua di questa zona della foresta è la grande quantità di torrenti che solcano il territorio: come il suggestivo Rio S'Infundadu, sul versante sud, che attraversa con il suo corso verdi distese d'agrifogli. Oltre ad abeti, faggi e castagni, sono stati introdotti anche cedri dell'Atlante, che si rinnovano naturalmente. A poche centinaia di metri dalla caserma delta Forestale, anche un piccolo lago artificiale.

3. Bultei: Foresta di Fiorentini e Parco naturale Sa Fraigada.
Per raggiungere, da Punta Masiennera la Foresta di Fiorentini, non occorre passare per l'abitato di Bultei: ripercorrendo a ritroso la piccola strada asfaltata che ci ha condotto alla vetta, supereremo di poche centinaia di metri la caserma della Forestale, svoltando quindi a sinistra in un'altra stradetta che, dopo un paio di chilometri, si immette nella provinciale Bultei-Ozieri. Si procede in direzione di Ozieri fino al bivio per Pattada, dove si piega a destra per entrare, dopo circa cinque  chilometri nel Parco di Sa Fraigada, all'interno della vasta area demaniale delta Foresta di Fiorentini. Il comprensorio boschivo è costituito da due formazioni principali, la lecceta e la sughereta, integrate da boschi di roverella e di castagni e da alcune parcelle sperimentali introdotte dall'uomo (pino laricio, sequoia, cedro abete, pino californiano, cipressi esotici). Benché motto fitta ed estesa, la foresta è relativamente giovane perché tutta l'area fu incenerita da due disastrosi incendi nel 1880 e nel 1945. Particolarmente suggestivo è, in località Su Tassu all'interno del Parco naturale di Sa Fraigada, il rimboschimento di pini larici impiantato circa cinquant'anni or sono: questi alberi sono, con i loro 30 metri di fusto, i più alti delta Sardegna.

4. Nughedu di San Nicolò: Punto panoramico di Carade.
Dalla caserma di Fiorentini, anziché ripercorrere la stessa strada a ritroso, si può imboccare una stradetta secondaria che, in pochi chilometri, si ricongiunge alla provinciale per Ozieri molto a più a nord del punto in cui l'abbiamo lasciata, proprio all'altezza del Santuario della Madonna di Fatima. Di qui proseguiamo in direzione di Nughedu di San Nicolò e, circa tre chilometri prima di raggiungere l'abitato, pieghiamo a destra per Carade, ottimo punto panoramico posto a circa 800 metri d'altezza in una zona che fa da cerniera fra due regioni assai diverse del Nord Sardegna.


Le propaggini settentrionali dei boschi del Goceano viste dal colle di Carade , presso Nughedu di San Nicolò

Dalla cima la vista spazia infatti verso sud sulle Catene del Goceano che abbiamo appena attraversato, con le loro rigogliose e quasi impenetrabili coperture boschive. Verso nord, invece, ci si affaccia sul Campo di Chilivani, la fertile piana attraversata dal Rio Mannu che ha fatto la prosperità della bella cittadina di Ozieri, vicina e ben visibile con la sua caratteristica disposizione ad anfiteatro sulle coltine. Al di là della piana e del braccio meridionale del Lago del Coghinas svetta a nord - nord - ovest il massiccio trachitico e rossastro del Monte Su Sassu, che divide il Montacuto dall'Anglona. A nord - nord - est, oltre l'abitato di Oschiri, si vede l'inconfondibile cono appuntito del Monte Acuto, che ha dato il suo nome alla regione, e sullo sfondo il grande massiccio granitico del Limbara, ricoperto di folta vegetazione. Verso nord - est la vista è impedita dai Monti di Alà, cui fa da preludio, vicinissimo, il colle su cui sorge Pattada.

5. Ozieri: Grotta di San Michele.

Ritrovata la strada provinciale e attraversato l'abitato di Nughedu, si raggiunge in pochi minuti Ozieri: qui, nella periferia sud della città, proprio accanto all'ospedale, si può visitare la Grotta di San Michele, di notevole interesse speleologico e archeologico.


La grotta di San Michele, nell’abitato di Ozieri


Benché il calcare non sia la roccia prevalente della zona (che fa da cerniera fra i graniti della Gallura, le trachiti dell'Anglona e del Meilogu, le rocce metamorfiche del Goceano), Ozieri stessa è costruita su colli calcarei scavati qua e là in ampie e profonde cavità naturali: una di queste è appunto la Grotta di San Michele, che scende nella roccia per oltre 80 metri di profondità diramandosi in una serie di sale e di cunicoli. Da questa grotta, in cui furono effettuati nel 1914 i primi ritrovamenti di ossa e di materiali litici e ceramici diversi da quelli delle culture fino ad allora conosciute in Sardegna, ha preso nome una delle più importanti culture del Neolitico recente (3500-2700 a.C.): la cosiddetta "Cultura di Ozieri" o "di San Michele".

 
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