Isola di Sardegna

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Da Castelsardo a P.Torres

I luoghi


Distanza complessiva da percorrere   circa 130 Km
Tempo medio di percorrenza             circa 4 ore
Percorsi a piedi                                circa 30 minuti
Tempi di sosta e visita                      circa 4 ore
Durata complessiva dell'itinerario       da 8 a 9  or

1. Castelsardo: Roccia dell'Elefante.
2. Bulzi: Foresta pietrificata.
3. Laerru: Monte Ultana.
4. Perfugas: Riu Altana e Foresta pietrificata di Iscia.
5. Laerru: Foresta pietrificata.
6. Martis: Foresta pietrificata di Carrucana.
7. Nulvi: Monte Alma.
 8. Osilo: Centro storico medievale e Castello dei Malaspina.
9. Osilo: Valle di San Lorenzo e Mulini di San Lorenzo.
10. Sennori: Passeggiata di S'Iscala.
11. Sorso: Spiaggia e Pineta di Platamona.
12. Porto Torres: Spiaggia di Balai e Chiesa di San Gavino a Mare.



1. Castelsardo: Roccia dell'Elefante.
Da Castelsardo si prende la statale 134 per Sedini e dopo circa quattro chilometri, appena superato il bivio per Valledoria, si vede apparire sul margine sinistro della strada uno spettacolare macigno di trachite, che gli agenti naturali hanno modellato facendogli assumere la curiosa forma di un elefante seduto, con la proboscide rivolta alla strada. La Roccia dell'Elefante, uno dei monumenti naturali più celebri della Sardegna, è un masso ematico rotolato a valle dai monti vicini: i Protosardi del Neolitico lo giudicarono la sede ideale per ospitare tombe ipogeiche  ( vi sono infatti due domus de janas alla base del macigno). Il masso, la cui esistenza è testimoniata fin dall'antichità, ha portato per secoli il suo nome tradizionale: Sa pedra pertunta o pertusa, cioè "La pietra traforata". Fu uno studioso dell'inizio del Novecento, E. Benetti, ad associarlo per la prima volta all'elefante nella sua descrizione.

2. Bulzi: Foresta pietrificata.
Lungo la statale 134 si sale nei bellissimi paesaggi agresti e solari dell'Anglona fino a Sedini e di qui si prosegue per Bulzi, prima delle quattro tappe dedicate ad un tipo di monumento naturale davvero unico nel suo genere: la Foresta pietrificata dell'Anglona interna. Nel corso del Miocene, circa quindici milioni di anni fa, l'intensa attività vulcanica e sismica sradicò e travolse le foreste che popolavano questa regione. I tronchi degli alberi furono trascinati a valle e precipitarono nelle acque di un lago che li avvolse nei suoi sedimenti, provocando un insolito fenomeno di lenta e perfetta fossilizzazione. La Foresta pietrificata, con i suoi resti dalle forme bizzarre disseminati per campagne, interessa un'area di circa 100 chilometri quadrati compresa fra i territori dei comuni di Bulzi, Laerru, Martis e Perfugas. A Bulzi i reperti più interessanti sono esposti in Comune.

3. Laerru: Monte Ultana.
Da Bulzi proseguiamo per la statale 134 fin quasi al suo innesto nella statale 127 Sassari - Tempio: subito prima di questo bivio potremo salire, a destra della strada, in parte in auto e per il resto a piedi, alla vetta del Monte Ultana, un altipiano tronco - conico caratterizzato da una folta vegetazione a macchia mediterranea, dalla cui sommità, nonostante la modesta altezza (254 metri), si gode una vista di notevole ampiezza, sia verso la Gallura a est sia, ad ovest, verso l'Anglona. Nelle vicinanze, in una zona dove il terreno è scavato in stretti canyon, una collina artificiale nella quale sono ricavate alcune  domus de janas prenuragiche.

4. Perfugas: Riu Altana e Foresta pietrificata di Iscia.
Raggiunto l'innesto della stradale 127, si svolta a sinistra in direzione di Perfugas e, immediatamente prima di entrare nell'abitato,
a destra in una strada solo in parte asfaltata che, addentrandosi nella valle del Riu Altana, conduce ai resti della Foresta pietrificata di Iscia. È questa la zona del comprensorio più ricca di reperti fossili, molti dei quali ancora interrati a varie profondità.

Il tipico aspetto assunto da un tronco d’albero Nella foresta pietrificata dell’Anglona

Quelli visibili, disposti lungo l'argine del Riu Altana, sono di grosse dimensioni, alcuni forati al centro, altri invece completamente mineralizzati: tutte le parti lignee si sono cioè trasformate in roccia assumendo la fisionomia di vere e proprie sculture naturali. Il Riu Altana, affluente del Coghinas, è diventato un sito di grande interesse archeologico all'inizio degli anni Ottanta quando, nel greto del torrente, nel corso di lavori di bonifica dell'alveo, furono rinvenuti utensili lavorati secondo la tecnica detta "clactoniana" (da Clacton - on - Sea, nella regione inglese dell'Essex) e ascrivibili al Paleolitico inferiore: ciò ha consentito di retrodatare d'un sol colpo di almeno 120.000 anni la presenza dell'uomo in Sardegna, che fino allora veniva fatta risalire al Neolitico. Nel Museo archeologico e paleobotanico di Perfugas sono esposti esemplari sia di questi manufatti preistorici sia di resti pietrificati delta foresta.

5. Laerru: Foresta pietrificata.
Lungo la strada statale 127 puntiamo adesso su Laerru: poco prima di entrare in paese troveremo sulla sinistra la deviazione per la Foresta pietrificata, segnalata da appositi cartelli e distante non più di tre chilometri. L'ingresso al sito è segnato da un tronco pietrificato ben visibile in cima a una salita.

6. Martis: Foresta pietrificata di Carrucana.
La stessa statale 127 ci porta adesso fino alle soglie dell'abitato di Martis, dove svolteremo ancora a sinistra in una comoda strada asfaltata che conduce alla Foresta pietrificata di Carrucana, ultima tappa di questo interessante itinerario nell'itinerario. Nel 1964 quest'area venne vincolata come unicum paleobotanico: qui dei tronchi degli alberi resta infatti solo l'impronta, forse perché marcirono prima che si completasse la fossilizzazione.

7. Nulvi: Monte Alma.
Da Martis, sempre per la statale 127, ci si dirige verso Nulvi e dopo circa sei chilometri s'incontra la deviazione per il Monte Alma, collina calcarea di quasi 500 metri d'altezza, sulla cui vetta sorge un santuario di fabbrica secentesca, purtroppo deturpato da un recente, discutibilissimo restauro. Di qui si gode un panorama di straordinaria vastità sulle mosse colline dell'Anglona, punteggiate qua e là dalle torri dei nuraghi, la cui frequenza nel territorio di Nulvi è particolarmente elevata.

8. Osilo: Centro storico medievale e Castello dei Malaspina.
Superato l'abitato di Nulvi, proseguiamo per la statale 127 in direzione di Sassari e, dopo una ventina di chilometri di curve e
saliscendi lungo una strada di insolita bellezza paesaggistica, raggiungiamo l'antico centro di Osilo, arrampicato ad oltre 600 metri d'altezza sulla vetta di una delle tre caratteristiche punte dei Monti del Tuffudesu e dominato dalla mole del Castello dei Malaspina.

Un ponticello di pietra sul fiume Silis, che attraversai territori di Osilo, Sennori e Sorso

Già il paese, che conserva un nucleo d'impianto medievale, con strette viuzze lastricate serpeggianti lungo le pendici del monte, gode di una straordinaria posizione panoramica, ma il punto di osservazione ideale è il castello, cui si sale dal centro dell'abitato per una lunga scalinata.
Di qui la vista spazia grandiosa in ogni direzione: a nord sul Golfo dell'Asinara (e, nelle giornate più terse, fino alla Corsica), a est sull'Anglona con le sue mosse colline delimitate sullo sfondo dal massiccio del Limbara, a ovest su Sassari, la piana della Nurra e la costa di Alghero, a sud sul Lago di Bunnari e sui colli che separano la Romangia dal Meilogu. Il castello fu edificato nel XIII secolo dai marchesi di Malaspina, una potente famiglia di origine ligure giunta per la prima volta in Sardegna nel 1016, in occasione della crociata bandita da papa Benedetto VIII per liberare l'isola dalla minaccia degli Arabi. In seguito fu conquistato dalla famiglia rivale dei Doria, poi dagli Arborea e infine dagli Aragonesi.

9. Osilo: Valle di San Lorenzo e Mulini di San Lorenzo.
Da Osilo si imbocca la strada provinciale per Tergu e Sennori e la si percorre fino alla sua biforcazione: qui, lasciato sulla
destra il bivio per Tergu, si supera la frazione di Santa Vittoria e si penetra a poco a poco nella bellissima valle scavata dal Rio San Lorenzo, sormontata da imponenti pareti a picco di candida roccia calcarea. Lungo il corso del ruscello (un affluente del Silis) si susseguono, a rendere ancor più suggestivo il paesaggio, i mulini idraulici per la macinatura dei cereali.

Le dolci colline della valle di San Lorenzo, in comune di Osilo


In passato ne erano attivi circa 60, uno dei quali, il Mulino Pisano, ha chiuso in epoca recente, verso la metà degli anni Ottanta, ed è stato trasformato in abitazione. Sul fianco destro dell'edificio si può vedere la grande ruota di metallo che azionava il meccanismo. Nelle vicinanze vi sono numerosi altri mulini, in stato di più avanzato degrado e in attesa di un'adeguata valorizzazione.

10. Sennori: Passeggiata di S'Iscala.
In ampie svolte e costeggiando per un tratto il corso del Fiume Silis, la strada provinciale ci conduce ora a Sennori, grosso borgo agricolo disposto ad anfiteatro lungo il fianco di un colle calcareo in bella posizione panoramica. Nella parte alta dell'abitato si snoda, partendo da via Roma, la Passeggiata di S'Iscala: di qui la vista spazia sugli oliveti, le vigne e la pianura sottostante fino al vicino mare, con panorami del Golfo dell'Asinara che si fanno spettacolari nelle giornate più terse.

11. Sorso: Spiaggia e Pineta di Platamona.
Attraversato l'abitato di Sennori, e quello di Sorso che fa ormai tutt'uno con il primo, si imbocca la strada provinciale per Marina di
Sorso, che incrocia dopo un breve tratto la strada litoranea: di qui, su entrambi i lati, per circa tre chilometri verso est, fino alla foce del Silis, e sette verso ovest, fino a Platamona, si estende una grande pineta di rimboschimento, al di là della quale è il lungo arenile di Platamona e Marina di Sorso, il più frequentato dai sassaresi (la parte più occidentale della spiaggia ricade del resto nel territorio comunale di Sassari).

Sorso: lo stagno di Platamona

La pineta, impiantata in anni non recenti dal Corpo forestale, ricopre l'esteso sistema dunario che protegge la spiaggia verso l'interno ed ha in parte soffocato la vegetazione spontanea, di straordinario valore naturalistico per la presenza di rari esemplari di ginepro coccolone (Juniperus macrocarpa). Sul lato occidentale, proprio all'altezza di Platamona, è l'omonimo stagno, privo di sbocco al mare, dal quale dista circa 600 metri: si tratta di una zona umida di particolare interesse, dimora di piante poco diffuse (o uniche) in Sardegna e tappa di migrazione e nidificazione per molti uccelli rari e a rischio d'estinzione. Pollo sultano, germano, airone bianco e altre specie di uccelli palustri si aggirano tra i canneti. Almeno sette le specie vegetali endemiche sardo - corse, tra cui lo zafferanetto di Requien e la silene di Corsica.

12. Porto Torres: Spiaggia di Balai e Chiesa di San Gavino a Mare.
Da Platamona, lungo la strada litoranea, si raggiunge in pochi minuti Porto Torres, entrando nel centro abitato dalla parte del Lungomare di Balai. Di qui si può scendere all'omonima spiaggia, circondata da rocce e caratterizzata dalla sabbia fine e dall'acqua verde smeraldo, colorazione dovuta alla tipologia mista del fondale marino: sabbioso e stratificato da rocce ricoperte di vegetazione. A pochi passi dalla spiaggia, sulla sinistra, si scende dal lungomare alla graziosa Chiesa di Balai Vicino o di San Gavino a Mare, arroccata su un'alta rupe calcarea a strapiombo sul mare. Di linee semplicissime, senza abside né campanile, presenta una spoglia facciata sempre intonacata di calce bianchissima. La chiesa fu edificata nel punto in cui si dice siano stati rinvenuti i corpi dei martiri Gavino, Proto e Gianuario, santi protettori della città.



 
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