Porto Torres non possiede nessun campanile e, all'infuori della tozza Torre aragonese del porto, eretta appunto contro i pirati, non possiede neanche una torre che simboleggi degnamente la città, che ha adottato per emblema araldico la torre. Si è accontentata di riprodurre nella Basilica, in molti esemplari in piccola scala, lo stemma cittadino.  
Il simulacro di San Gavino reca una torretta reggipancia del cavallo su cui sta in sella, quattro reggono il piedistallo ed altre quattro più robuste fungono da candelabri.

 Nel crinale del tetto sono ben sessantuno le torri da scacchi, in piombo fuso, ed altre sono in sagrestia. Poi quando hanno costruito la basilica questa chiesa è stata in qualche modo distrutta, sono rimasti appena piccole cose: un pezzo di abside e due pilastri o meglio due basamenti di pilastri. 

È un documento molto importante questo, che fa vedere che i cristiani frequentavano questo posto già da quei tempi così lontani.  Ci sono infine delle statue del 1600, del XVII secolo, di San Gavino di San Proto e di San Gianuario e altri due personaggi. Lo si vede dai panneggi che sembra siano mossi dal vento. Ma la scoperta più interessante della cripta, è costituita senz'altro dai resti di un'altra chiesa paleocristiana, cioè costruita all'inizio dell'era cristiana.


Com'era l' Atrio Metropoli Turritana, con i contrafforti e i supplementi murali sulle navatelle, per la trasformazione della chiesa in fortizio voluta dal re di Spagna Filippo III, nel Seicento.

L'Atrio Giudice Comita, come si presentava ancora alla fine dell'Ottocento.

L'interno della Basilica dopo le modifiche apportate nel Seicento, a seguito della scoperta dei Corpi Santi.

 

                                      

 

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