Solo due sono i capitelli romanici, tre quelli paleocristiani, tutti gli altri sono romani.

  

 

In età aragonese, alla fine del Quattrocento, maestri catalani operarono alcuni inserti: eressero nella fiancata volta a mezzogiorno il grande portale gemino, in luogo di quello originale romanico, da individuare quasi certamente in quello incastonato nella fiancata opposta, sormontato da una lunetta in marmo con scene di guerra. Sopra, una croce e ai lati ci sono due angeli che sorreggono lo stemma di Porto Torres: la torre. Costruirono altri due portali e successivamente occultarono le due absidi con trifori, impiegando quattro colonne di spoglio, per creare due cappelle.

     

Nel 1614 ( il tempo delle lotte per il primato tra le archidiocesi sarde), l'arcivescovo sassarese, con l'assistenza di due padri , si impegnò nella ricerca delle spoglie dei Santi Martiri Turritani: l'ufficiale Gavino, il sacerdote Proto e il diacono Gianuario. Sono dei cristiani che hanno subito il martirio all'alba del 4° secolo, durante la persecuzione di Diocleziano. C'era una comunità cristiana a Porto Torres già fiorente e i cristiani, per non tradire Gesù e scegliere altri dei, hanno preferito morire. 

 

 

     


La tradizione ha indicato in Balai il posto della decapitazione, perché la morte che hanno subito è stata quella di tagliare la testa con la spada. I martiri sono rimasti lì, le reliquie dei martiri, fino alla costruzione della Basilica, all'inizio del 1000. Una volta costruita la Basilica, le reliquie le hanno portate da Balai, nel luogo attuale, e le hanno, non nascoste, ma messe sotto l'altare di allora. Nel 1614 si era perso quasi il ricordo delle reliquie dei martiri, si sapeva che la Basilica era nata in loro onore, però dove erano, in quale 'posto della Basilica, no. Il Vescovo di allora   fece scavare lungo la parete centrale della chiesa;

                    

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