Tavolara

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Isola di re




GRANITO E CALCARE : L’ ISOLA DI TAVOLARA

In alto, marangoni dal ciuffo sugli scogli granitici dell'isola di Molara.

Una gigantesca lama di calcare nel regno del granito, un sasso alto come una montagna che emerge dall'azzurro del mare sardo: è Tavolara, un'isola di re, di uccelli marini e di rapaci, di capre dai denti d'oro e di selvagge solitudini.
Sulle carte nautiche più antiche era segnata come Hermaea, un nome che rimanda al dio greco Ermes, a noi più noto come Mercurio, messaggero degli dei, divinità dei viaggi e dei croce­via. L'isola veniva utilizzata - lo fanno tutti ancora oggi - come punto di riferi­mento per l'approdo nel golfo di Olbia già in epoca punica, ovvero fin dal IV secolo avanti Cristo: un faro naturale sistemato in mezzo al mare. Ma detta così, la cosa, non suscita grandi mera­viglie. L’isola di Tavolara è, invece, una delle presenze più straordinarie e affascinan­ti di questo tratto di costa sarda, paren­te stretto ma meno noto della Costa Smeralda, cui non ha nulla da invidiare, tanto meno il cemento, che là c'è e qui no. Intanto, bisogna dire che la Tavolara è fatta di calcare.

Una bella fetta di calcare,  calcare giurassico, vecchio di 220.000 anni, e dolomia, uscita fuori con energia impressionante dal mare; tutt'intorno, dall'isola di Molara a Capo Coda Cavallo, da Porto Istana a Capo Ceraso, c'è solo granito. Alta come una vera montagna, Tavolara sconcerta per il suo profilo trapezoidale, per l'anoma­lo rapporto tra il perimetro costiero, (l’isola è lunga 6 km e larga 1), e la sua smisurata altezza, per i suoi fianchi impervi, ripidissimi e scoscesi, che le regalano un aspetto severo, specie sul lato sudorientale: un'immensa parete a picco sul mare.
Per rendere possibile l'approdo, l’isola ha proteso in mare un paio di appendici: all'estremità nordorientale lo Spalmatore di Fuori, alto e roccioso, sequestrato dai militari; al capo opposto lo Spalmatore di Terra, pressochè piatto e circondato di spiagge, cosi chi arriva ha un posto su cui mettere i piedi e chi vuol prendere sole e bagni ne ha piena facoltà: una vera pacchia!
Data la morfologia del luogo, lo Spalmatore di Terra era l'unico posto anche per fare il cimitero.
Andate a vederlo: è un cimitero di re, dentro ci sono le tombe dei sovrani di Tavolara.
La storia la conoscono tutti ma noi la raccontiamo per quei pochi che se la sono lasciata scappare.
Sul finire del Settecento giunse a Tavolara un cutter inglese con a bordo un curioso personaggio, Giuseppe Bertoleoni, navigatore, avventuriero, contrabbandiere e donnaiolo, almeno fino ad allora.
Giuseppe sbarcò e si stabili sull’isola deserta, vivendo dei regali del mare  e della terra, allevando capre. qualche figlio e niente più.
Il primogenito Polo era lì quando, nel 1836 giunse sull'isola il re sabaudo Carlo Alberto, in  visita ad Olbia. Il sovrano si trattenne tre giorni in compagnia dei Bertoleoni cacciando capre selvatiche e abbuffandosene, ma qualche volta il menù prevedeva anche scorpacciate di aragosta.
Al momento di partire Carlo Alberto salutò i suoi ospiti, nominando - tra il serio e il faceto - Polo Bertoleoni "re di Tavolara". L'isolano prese alla lettera le parole del piemontese e dipinse uno stemma reale sulla facciata della sua casa. Sorprendentemente la notizia fece il giro d'Europa e la stampa estera se ne occupò diffusamente, al punto che una foto del "re di Tavolara" con tutta la "famiglia reale" fa bella mostra di sé negli archivi di Buckingam Palace. Quando morì, Polo si fece scrivere sulla tomba "Polo I Bertoleoni Re di Tavolara 1812 - 1886" e la sua tomba la potete vedere voi stessi, con quella scritta, nel piccolo cimitero, dove riposano i pochi abitanti dell'isola e scono­sciuti naufraghi.

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