Chiese di Gallura |
|||||||||||||
|
|||||||||||||
|
|||||||||||||
A fronte
delle decine di chiese romaniche di cui è popolato il Logudoro, fra le quali non
meno di cinque cattedrali e alcune grandi abbazie di importanti monasteri, la
Gallura annovera in tutto il suo vasto territorio due sole chiese dello
stesso periodo, San Simplicio di Olbia e San Leonardo in comune di
Luogosanto, che si collocano proprio ai due estremi tipologici della
cattedrale urbana e della piccola chiesa campestre. A queste si può tutt'al
più aggiungere San Giovanni di Viddalba, centro sulla riva destra del
Coghinas tradizionalmente attratto dalla vicina Anglona. Il raffronto da conto
con una certa immediatezza delle marcate differenze storiche, sociali ed
economiche che corrono fra le due grandi regioni in cui il Nord Sardegna è diviso.
La Gallura, da sempre terra di povera economia pastorale e di modesto
sviluppo demografico, non conobbe quella fitta rete di aziende agricole conventuali
che contrassegnò invece la relativa agiatezza del Logudoro nel basso
Medioevo. Tolte le poche eccezioni prima ricordate, le chiese di Gallura
appartengono a tre diverse categorie: semplici e sobrie chiese campestri,
prodotto di una genuina religiosità popolare, sorte in epoche svariate e
talora anche molto recenti; chiese urbane, di costruzione più accurata se
non veramente sontuosa, sorte in età moderna nei principali centri dell'interno
(Tempio in primo luogo) ingrossatisi in seguito all'inurbamento delle
popolazioni in fuga dai litorali; infine alcune chiese, cui quella di
Luogosanto costituisce un esempio a suo modo illustre, che tra fine
Settecento e inizio Ottocento si trasformarono da oggetti di devozione e di
pellegrinaggio in poli di attrazione, intorno ai quali andarono addensandosi
i piccoli abitati, dapprima stagionali
poi a poco a poco stanziali, dei pastori transumanti. Questo itinerario
allinea in una decina di tappe chiese di tutti e tre i tipi: pur nella
diversità, si può osservare che questi luoghi di culto hanno per la
maggior parte in comune il fascino caldo e austero del granito a vista e,
quelli in sito campestre, il suggestivo teatro di un paesaggio di solitaria
e verdeggiante bellezza. 1. Olbia:
Chiesa di San Simplicio. L'itinerario
prende le mosse dal centro urbano di Olbia, dove sorge la più importante e
maestosa fra le pochissime chiese romaniche della Gallura. Antica cattedrale
della diocesi di Civita, poi trasferita altrove all'inizio del XVI secolo
(1503), i quando la città tornò una seconda volta a spopolarsi in seguito ai
drammatici effetti economici della conquista aragonese (che provocò una
pesante emarginazione dai traffici commerciali del litorale orientale della
Sardegna), la chiesa di San Simplicio fu edificata in tre diverse fasi, a
partire dalla fine dell'XI secolo. Nelle fasi successive alla prima
l'originale impianto in granito fu alleggerito da inserimenti in cotto e
laterizio. L'edificio,
in stile romanico pisano con influssi lombardi, ha pianta a tre navate. La
facciata tradisce, nella rientranza della parte centrale, la probabile
struttura originaria a doppia abside, poi modificata. Nella parte superiore
si apre un'ampia trifora risalente alla terza fase della costruzione: al di
sopra di questa sono incastonati otto bacili di maiolica (quattro in linea e
quattro disposti a rombo). L'interno presenta due file di pilastri alternati
a colonne i cui capitelli, di gusto lombardo, recano scolpite teste d'ariete
e volti umani. La navata centrale ha volta lignea mentre le navatelle hanno
volta a botte, parte in granito e parte in laterizio. San Simplicio riveste
un interesse particolare non solo perché è l’unica grande chiesa romanica
della Gallura, ma anche per il materiale usato, il granito, assolutamente
inconsueto in un monumento romanico. 2. Luogosanto: Chiesa di San Leonardo. Partiamo da Olbia lungo la
statale 125 in direzione di Arzachena e, dopo una ventina di chilometri,
svoltiamo a sinistra nella provinciale per Luogosanto, bella strada che si
snoda nel verde delle sughere con improvvise aperture panoramiche sulla
valle del Liscia, sia a sinistra, verso l'omonimo lago, sia a destra verso la
La piccola chiesa di San Leonardo, presso Luogosanto, è fra le più antiche della Gallura Circa tre chilometri prima di
raggiungere l'abitato di Luogosanto, che sorge al centro di una costellazione
di una dozzina di chiese campestri, si piega a sinistra e, seguendo le
indicazioni, si parcheggia l'auto per salire a piedi i 400 scalini che
conducono alla piccola, suggestiva chiesa romanica di San Leonardo, eretta
nella seconda metà del XII secolo ai piedi del castello di Balaiana, di cui
fu la cappella palatina. La chiesetta domina dalla sommità di un colle un
paesaggio ondulato dai vasti orizzonti, con il quale la semplice fabbrica in
conci di granito non perfettamente squadrati si fonde in modo armonioso. La
facciata liscia e nuda è interrotta soltanto da una finestrella cruciforme,
mentre l'unico ingresso si apre sul fianco sinistro dell'edificio. Altro
elemento caratterizzante è il tetto, formato, anziché da tegole, da pietrame
granitico. La chiesa e il vicino castello, che ospitò in età medievale alcuni
giudici di Gallura e fu poi quasi interamente distrutto nel 1442 da Alfonso
d'Aragona, sono stati restaurati di recente. 3. Luogosanto: Chiesa di San Trano. A breve distanza da San Leonardo sorge in bella posizione panoramica un'altra piccola chiesa campestre ricca di fascino e meta tradizionale di devoti pellegrinaggi: per raggiungerla basterà ritornare sulla strada provinciale e percorrere ancora poco più di un chilometro in direzione di Luogosanto, svoltando quindi a sinistra in una strada ben segnalata che conduce rapidamente a San Trano. La
chiesa medievale di San Trano, a pochi chilometri da Luogosanto, ha inglobato
nella sua architettura la grotta dove si dice abbia vissuto il santo
anacoreta cui l'edificio di culto è dedicato Fu eretta nel XIII secolo (forse intorno al 1230) in blocchi di granito che, secondo una tecnica costruttiva allora in voga, hanno letteralmente inglobato e assorbito architettonicamente la spelonca in cui sarebbero state rinvenute, secondo una leggenda, le spoglie dell'eremita Trano, vissuto qui intorno al 500 d.C. insieme con un altro anacoreta, Nicolo. Vuole la tradizione che appunto alla lunga permanenza nella spelonca dei due pii eremiti la contrada di Luogosanto debba il suo nome. All'interno della chiesa, dove l'altare stesso è costituito da un masso granitico, si nota anche una roccia di granito nero, nota come Petra di farru (Pietra di ferro). 4. Luogosanto: Basilica di Nostra Signora di Luogosanto. Fatto a ritroso il breve percorso
fino alla provinciale, si raggiunge subito l'abitato di Luogosanto,
pittoresco paese che sorge sul fianco scosceso del Monte Casteddu, con il
reticolo delle strette viuzze che si arrampicano su per il pendio. Sotto
l'incalzare di pestilenze e incursioni barbaresche la zona, già frequentata
in età preistorica, partecipò nel tardo Medioevo del generale spopolamento
della Gallura costiera (la spiaggia di Vignola non dista da qui neppure venti
chilometri), ma restò a presidiarla la Basilica di Nostra Signora di
Luogosanto, eretta verso il XIII secolo, poi ripetuta mente rimaneggiata e
tuttora oggetto di devozione nell'intera Gallura. Intorno a questo edificio
di culto, che aveva continuato ad essere frequentato da pellegrini anche nei
secoli di più grave declino, cominciò a formarsi nel primo Ottocento
l'embrione dell'attuale paese. La chiesa sorge proprio al centro
dell'abitato e vi si celebra all'inizio di settembre una delle feste più
frequentate della Gallura. Ogni sette anni, il giorno della festa, viene aperta con
grandiose celebrazioni liturgiche la Porta Santa, una porta murata posta sul
lato sinistro della facciata, che viene richiusa dopo un anno esatto:
l'attraversamento della soglia in preghiera consente di ottenere
l'indulgenza plenaria. La concessione del privilegio, che la chiesa di
Luogosanto condivide con le basiliche maggiori di Roma, è legata appunto al
titolo di basilica, assegnato a questo santuario da papa Onorio III nel 1220
circa. 5. Aglientu: Chiesa di Santu Silvaru. Da Luogosanto si scende al mare per la strada provinciale che, attraversato l'abitato di Aglientu, sbocca sul litorale proprio all'estremità occidentale della spiaggia di Vignola, sotto l'omonima torre spagnola. Di qui si raggiunge a piedi la graziosa chiesetta di Santu Silvaru, che sorge nei suoi austeri paramenti di granito a vista sul promontorio di Punta di Li Francesi, in un suggestivo scenario di mare, vegetazione e rocce granitiche. Santo d'importazione, ma perfettamente integratesi nel territorio. San Silverio era il patrono dei pescatori di Ponza, spesso presenti in questi mari, che eressero in suo onore questa piccola chiesa. Il santo è stato cosi bene assimilato nella comunità locale da aver mutato il suo nome italiano in quello gallurese di Santu Silvaru. 6. Trinità d'Agultu e Vignola: Chiesa
di San Pietro. Percorriamo adesso un lungo
tratto della strada litoranea in direzione di Castelsardo fino a incontrare,
proprio di fronte all'Isola Rossa, il bivio per Trinità d'Agultu, dove svolteremo
a sinistra verso il paese. Semplice
e sobria nei suoi paramenti di un bianco lucente, la chiesa campestre di San
Pietro (Trinità d'Agultu) è resa inconfondibile dai due olivastri piegati dal
vento che ne ombreggiano la facciata Dopo poche centinaia di metri,
ancora a sinistra in una stradina asfaltata che conduce rapidamente alla
chiesa campestre di San Pietro, sobrio e modestissimo edificio ottocentesco
reso però spettacolare sia dalla felice posizione panoramica sulla sommità
di un poggio sia dai due magnifici olivastri, antichi e nodosi, che, piegati
dal vento, proiettano le loro chiome quasi orizzontali davanti alla semplice
facciata a capanna, sormontata da un campanile a vela. 7. Viddalba: Chiesa di San
Giovanni. Da Trinità d'Agultu conviene imboccare la strada provinciale per Badesi, e di qui, attraverso un paesaggio agreste di pascoli e vigneti punteggiato di piccole frazioni, raggiungere Viddalba, centro ubicato all'estremità occidentale della Gallura sulla riva destra del fiume Coghinas. In uno spiazzo campestre ai margini dell'abitato sorgono i ruderi della chiesetta romanica di San Giovanni, risalente alla fine dell'XI secolo. Si può subito osservare una caratteristica che differenzia nettamente questo edificio di culto dagli altri che abbiamo incontrato nella nostra escursione gallurese: la chiesa di Viddalba non è di granito, ma è interamente costruita in conci di arenaria ben levigati e squadrati. Questo elemento basterebbe da solo, a dispetto dell'importanza del confine geografico segnato dal Coghinas nel tratto terminale del suo corso, ad attribuire la chiesa di San Giovanni al romanico dell'Anglona, che ha solide e ramificate radici, piuttosto che a quello della Gallura che, come si è visto, consiste sostanzialmente nella sola isolata eccezione del San Simplicio di Olbia. Purtroppo di questa bella chiesa, di piccole dimensioni ma di fabbrica elegante e accurata, restano in piedi i soli muri perimetrali e l'abside orientata a sud-est, coperta da una cupola la cui volta era decorata da un affresco ancora in parte riconoscibile. La copertura lignea delle tre navate è invece crollata, anche perché l'edifico fu abbondantemente spogliato nel XIX secolo per fornire materiali ad altre costruzioni. 8. Santa Maria Coghinas: Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Poco più di un ponte separa
l'abitato di Viddalba da quello di Santa Maria Coghinas, ma attraversarlo significa
passare dalla Gallura al Lo-gudoro. Qui, nel villaggio più periferico
dell'Anglona, in una zona che non partecipò della grande fioritura di
monasteri soprattutto benedettini che contrassegnò la vita della regione
dopo l'anno Mille, si può apprezzare da uno dei segnali più forti e
significativi - le chiese - la differenza fra un'area intensamente
an-tropizzata e di solide tradizioni agricole ed una consacrata ad un'economia
pastorale e votata a un destino di popolamento sporadico e disperso. In
nessun paese, ed anzi, con esclusione di Olbia, in nessuna città della
Gallura abbiamo incontrato una chiesa d'impianto romanico d'importanza
paragonabile a questa, per modesta che sia, che fu la parrocchiale del
piccolo borgo. La sua esistenza, documentata già nel condaghe di San Michele
di Salvenero, dovrebbe risalire quanto meno alla metà del XII secolo. La
chiesa fu rimaneggiata ampiamente in epoca successiva e della primitiva fabbrica
romanica non sono riconoscibili che l'abside semicircolare e alcuni tratti
del fianco sinistro. Del XIV secolo è la graziosa facciata in conci di
arenaria tufacea dalla calde tonalità bruno-rossastre, ornata da archetti
ascendenti e da un oculo circolare che si apre in asse col portale
centinaio. Nell'interno mono-navato è esposta, sull'altare maggiore, una
statua lignea della Madonna, di tipologia cinquecentesca. 9. Tempio Pausania: Cattedrale di San Pietro e Chiesa del Rosario. Anziché riattraversare il
Coghinas, scendiamo adesso da Santa Maria verso sud, in direzione di
Perfugas, fino a incontrare dopo una decina di chilometri la direttissima
Sassari-Tempio. Collocata in posizione dominante quasi al centro della Gallura,
Tempio Pausania ne è stata per secoli la "capitale" indiscussa: il
suo sviluppo iniziò verso il XIV secolo e s'intensificò nei tre successivi
come Sullo stesso lato di piazza San Pietro, nel centro storico di Tempio Pausania, si affacciano la cattedrale e, alla sua destra, l'Oratorio del Rosario Il fenomeno fu cosi massiccio
e generalizzato che, a metà del Settecento, Tempio contava circa il 50% degli
abitanti dell'intera Gallura e che nel 1921,
quando Arzachena, per prima, ottenne l'autonomia comunale, il comune di
Tempio aveva un territorio di oltre novecento chilometri quadrati, che ne
faceva di gran lunga il più vasto d'Italia. Questa tradizione di capoluogo,
di polo d'attrazione economica e culturale, di punto di riferimento
amministrativo e politico si rispecchia nell'austero e compatto centro
storico, con i suoi solidi palazzi di granito a vista. Nucleo primitivo di
questo dignitoso centro storico è la piazza San Pietro, scenografica nella
sua studiata asimmetria, sulla quale prospettano la cattedrale di San
Pietro, la chiesa del Rosario e l'oratorio di Santa Croce, tutte realizzate
interamente in granito a vista. La cattedrale è stata ricostruita nel secolo
scorso su un originario impianto tardo-quattro-centesco, del quale sono
ancora riconoscibili il portale e il campanile. La più antica è la chiesa
del Rosario, che risale al XV secolo e presenta nel prospetto principale
motivi stilistici aragonesi (il portale), settecenteschi (il timpano
ricurvo dentato) e un fregio in stile tardo-roma-nico ad archetti pensili. 10. Monti: Santuario di San Paolo Eremita. Da Tempio imbocchiamo la statale 127 per Olbia e, appena
oltrepassa to, dopo poco meno di trenta chilometri, l'abitato di Telti,
pieghiamo a sud in dirczione di Monti: di qui lungo la statale 389 per Ala
dei Sardi e, percorsi circa sette chilometri, a sinistra in una tortuosa
strada asfaltata che conduce direttamente Il Santuario di San Paolo
Eremita, o Santu Paulu di Monti Originariamente la chiesa era di dimensioni modeste, ma fu ampliata a più riprese nel XVIII e nel XIX secolo, a riprova di un culto rimasto sempre vivo negli anni. La forma definitiva è del 1890, conseguente ad alcuni interventi volti a realizzare un ampio sagrato. La struttura in granito, con campanile a vela, custodiscce anche due pietre miliari romane. Luogo di fede e di pellegrinaggio, accoglie migliala di fedeli, provenienti da ogni angolo della provincia, per la festa in onore del santo, che si celebra ogni anno dal 16 agosto per alcuni giorni. Dal santuario si ridiscende sulla statale 389, che si percorre in direzione nord fino all'incrocio con la 199: di qui, svoltando a destra, si raggiunge Olbia in una ventina di minuti. |
|||||||||||||
|
|||||||||||||