Isola di Sardegna

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Chiese di Gallura

L'arte



Distanza complessiva da percorrere                      circa 240 km
Tempo medio di percorrenza                               circa 4h 30min
Tempi di sosta e visita                                        circa 4 ore
Durata complessiva dell'itinerario                          8 a 9 ore

1. Olbia: Chiesa di San Simplicio.
2. Luogosanto: Chiesa di San Leonardo.
3. Luogosanto: Chiesa di San Trano.
4. Luogosanto: Basilica di Nostra Signora di Luogosanto.
5. Aglientu: Chiesa di Santu Silvaru.
6. Trinità d'Agultu e Vignola: Chiesa di San Pietro.
7. Viddalba: Chiesa di San Giovanni.
8. Santa Maria Coghinas: Chiesa di Santa Maria delle Grazie.
9. Tempio Pausania: Cattedrale di San Pietro e Chiesa del Rosario.
10. Monti: Santuario di San Paolo Eremita.




A fronte delle decine di chiese romaniche di cui è popolato il Logudoro, fra le quali non meno di cinque cattedrali e alcune grandi abbazie di importanti monasteri, la Gallura annovera in tutto il suo vasto territo­rio due sole chiese dello stesso periodo, San Simplicio di Olbia e San Leonardo in comune di Luogosanto, che si collocano proprio ai due estremi tipologici della cattedrale urbana e della piccola chiesa campestre. A queste si può tutt'al più aggiungere San Giovanni di Viddalba, centro sulla riva destra del Coghinas tradizionalmente attratto dalla vicina Anglona. Il raffronto da con­to con una certa immediatezza delle marcate differenze storiche, sociali ed economiche che corrono fra le due grandi regioni in cui il Nord Sardegna è di­viso. La Gallura, da sempre terra di povera economia pastorale e di modesto sviluppo demografico, non conobbe quella fitta rete di aziende agricole con­ventuali che contrassegnò invece la relativa agiatezza del Logudoro nel basso Medioevo. Tolte le poche eccezioni prima ricordate, le chiese di Gallura appar­tengono a tre diverse categorie: semplici e sobrie chiese campestri, prodotto di una genuina religiosità popolare, sorte in epoche svariate e talora anche mol­to recenti; chiese urbane, di costruzione più accurata se non veramente son­tuosa, sorte in età moderna nei principali centri del­l'interno (Tempio in primo luogo) ingrossatisi in seguito all'inurbamento delle popolazioni in fuga dai litorali; infine alcune chiese, cui quella di Luogosanto costituisce un esempio a suo modo illustre, che tra fine Settecento e inizio Ottocento si trasformarono da oggetti di devozione e di pellegrinaggio in poli di attrazione, intorno ai quali andarono addensandosi i piccoli abitati,  dapprima sta­gionali poi a poco a poco stanziali, dei pa­stori transuman­ti. Questo itine­rario allinea in una decina di tappe chiese di tutti e tre i tipi: pur nella diversità, si può osservare che questi luoghi di culto hanno per la maggior parte in comune il fa­scino caldo e austero del granito a vista e, quelli in sito campestre, il sug­gestivo teatro di un paesaggio di solitaria e verdeggiante bellezza.

1. Olbia: Chiesa di San Simplicio.

L'itinerario prende le mosse dal cen­tro urbano di Olbia, dove sorge la più importante e maestosa fra le pochissime chiese romaniche della Gallura. Antica cattedrale della diocesi di Civita, poi trasferita altrove all'inizio del XVI secolo (1503), i quando la città tornò una seconda volta a spopolarsi in seguito ai drammatici effetti economici della conquista aragonese (che provocò una pesante emarginazione dai traf­fici commerciali del litorale orienta­le della Sardegna), la chiesa di San Simplicio fu edificata in tre diverse fasi, a partire dalla fine dell'XI seco­lo. Nelle fasi successive alla prima l'originale impianto in granito fu al­leggerito da inserimenti in cotto e laterizio.
L'edificio, in stile romani­co pisano con influssi lombardi, ha pianta a tre navate. La facciata tra­disce, nella rientranza della parte centrale, la probabile struttura ori­ginaria a doppia abside, poi modifi­cata. Nella parte superiore si apre un'ampia trifora risalente alla terza fase della costruzione: al di sopra di questa sono incastonati otto bacili di maiolica (quattro in linea e quattro disposti a rombo). L'interno presenta due file di pilastri alternati a colonne i cui capitelli, di gusto lombardo, recano scolpite teste d'ariete e volti umani. La navata centrale ha volta lignea mentre le navatelle hanno volta a botte, parte in granito e parte in la­terizio. San Simplicio riveste un in­teresse particolare non solo perché è l’unica grande chiesa romanica della Gallura, ma anche per il mate­riale usato, il granito, assolutamen­te inconsueto in un monumento ro­manico.

2. Luogosanto: Chiesa di San Leonardo.

Partiamo da Olbia lungo la statale 125 in direzione di Arzachena e, do­po una ventina di chilometri, svol­tiamo a sinistra nella provinciale per Luogosanto, bella strada che si sno­da nel verde delle sughere con im­provvise aperture panoramiche sulla valle del Liscia, sia a sinistra, verso
l'omonimo lago, sia a destra verso la foce, quasi di fronte all'Arcipelago della Maddalena.

La piccola chiesa di San Leonardo, presso Luogosanto, è fra le più antiche della Gallura


Circa tre chilometri prima di raggiungere l'abitato di Luogosanto, che sorge al centro di una costellazione di una dozzina di chiese campestri, si piega a sinistra e, seguendo le indicazioni, si par­cheggia l'auto per salire a piedi i 400 scalini che conducono alla piccola, suggestiva chiesa romanica di San Leonardo, eretta nella seconda metà del XII secolo ai piedi del ca­stello di Balaiana, di cui fu la cap­pella palatina. La chiesetta domina dalla sommità di un colle un pae­saggio ondulato dai vasti orizzonti, con il quale la semplice fabbrica in conci di granito non perfettamente squadrati si fonde in modo armonio­so. La facciata liscia e nuda è inter­rotta soltanto da una finestrella cru­ciforme, mentre l'unico ingresso si apre sul fianco sinistro dell'edificio. Altro elemento caratterizzante è il tetto, formato, anziché da tegole, da pietrame granitico. La chiesa e il vicino castello, che ospitò in età medievale alcuni giudici di Gallura e fu poi quasi interamente distrutto nel 1442 da Alfonso d'Aragona, sono stati restaurati di recente.

3. Luogosanto: Chiesa di San Trano.

A breve distanza da San Leonardo sorge in bella posizione panoramica un'altra piccola chiesa campestre ricca di fascino e meta tradizionale di devoti pellegrinaggi: per raggiun­gerla basterà ritornare sulla strada provinciale e percorrere ancora poco più di un chilometro in direzione di
Luogosanto, svoltando quindi a si­nistra in una strada ben segnalata che conduce rapidamente a San Trano.

La chiesa medievale di San Trano, a pochi chilometri da Luogosanto, ha inglobato nella sua architettura la grotta dove si dice abbia vissuto il santo anacoreta cui l'edificio di culto è dedicato


Fu eretta nel XIII secolo (forse intorno al 1230) in blocchi di grani­to che, secondo una tecnica costrut­tiva allora in voga, hanno letteral­mente inglobato e assorbito archi­tettonicamente la spelonca in cui sarebbero state rinvenute, secondo una leggenda, le spoglie dell'eremi­ta Trano, vissuto qui intorno al 500 d.C. insieme con un altro anacoreta, Nicolo. Vuole la tradizione che appunto alla lunga permanenza nella spelonca dei due pii eremiti la con­trada di Luogosanto debba il suo nome. All'interno della chiesa, dove l'altare stesso è costituito da un masso granitico, si nota anche una roccia di granito nero, nota come Petra di farru (Pietra di ferro).

4. Luogosanto: Basilica di Nostra Signora di Luogosanto.

Fatto a ritroso il breve percorso fino alla provinciale, si raggiunge subito l'abitato di Luogosanto, pittoresco paese che sorge sul fianco scosceso del Monte Casteddu, con il reticolo delle strette viuzze che si arrampi­cano su per il pendio. Sotto l'incal­zare di pestilenze e incursioni bar­baresche la zona, già frequentata in età preistorica, partecipò nel tardo Medioevo del generale spopolamento della Gallura costiera (la spiaggia di Vignola non dista da qui neppure venti chilometri), ma restò a presidiarla la Basilica di Nostra Si­gnora di Luogosanto, eretta verso il XIII secolo, poi ripetuta mente rimaneggiata e tuttora oggetto di devozione nell'intera Gallura. Intorno a questo edificio di culto, che aveva continuato ad essere frequentato da pellegrini anche nei secoli di più grave declino, cominciò a formarsi nel primo Ottocento l'embrione del­l'attuale paese. La chiesa sorge pro­prio al centro dell'abitato e vi si celebra all'inizio di settembre una delle feste più frequentate della Gallura.
Ogni sette anni, il giorno della festa, viene aperta con grandiose celebrazioni liturgiche la Porta Santa, una porta murata posta sul lato sinistro della facciata, che viene richiusa dopo un anno esatto: l'attraversamento della soglia in preghiera consente di otte­nere l'indulgenza plenaria. La con­cessione del privilegio, che la chiesa di Luogosanto condivide con le basiliche maggiori di Roma, è legata appunto al titolo di basilica, asse­gnato a questo santuario da papa Onorio III nel 1220 circa.

5. Aglientu: Chiesa di Santu Silvaru.

Da Luogosanto si scende al mare per la strada provinciale che, attraversa­to l'abitato di Aglientu, sbocca sul litorale proprio all'estremità occi­dentale della spiaggia di Vignola, sotto l'omonima torre spagnola. Di qui si raggiunge a piedi la graziosa chiesetta di Santu Silvaru, che sorge nei suoi austeri paramenti di grani­to a vista sul promontorio di Punta di Li Francesi, in un suggestivo sce­nario di mare, vegetazione e rocce granitiche. Santo d'importazione, ma perfettamente integratesi nel territorio. San Silverio era il patrono dei pescatori di Ponza, spesso pre­senti in questi mari, che eressero in suo onore questa piccola chiesa. Il santo è stato cosi bene assimilato nella comunità locale da aver muta­to il suo nome italiano in quello gallurese di Santu Silvaru.

6. Trinità d'Agultu e Vignola: Chiesa di San Pietro.

Percorriamo adesso un lungo tratto della strada litoranea in direzione di Castelsardo fino a incontrare, pro­prio di fronte all'Isola Rossa,
il bivio per Trinità d'Agultu, dove svoltere­mo a sinistra verso il paese.

Semplice e sobria nei suoi paramenti di un bianco lucente, la chiesa campestre di San Pietro (Trinità d'Agultu) è resa inconfondibile dai due olivastri piegati dal vento che ne ombreggiano la facciata


Dopo poche centinaia di metri, ancora a sinistra in una stradina asfaltata che conduce rapidamente alla chiesa campestre di San Pietro, sobrio e modestissimo edificio ottocentesco reso però spettacolare sia dalla felice posizione panoramica sulla som­mità di un poggio sia dai due magnifici olivastri, antichi e nodosi, che, piegati dal vento, proiettano le loro chiome quasi orizzontali davan­ti alla semplice facciata a capanna, sormontata da un campanile a vela.

7. Viddalba: Chiesa di San Giovanni.

Da Trinità d'Agultu conviene imboc­care la strada provinciale per Badesi, e di qui, attraverso un paesaggio agreste di pascoli e vigneti punteg­giato di piccole frazioni, raggiunge­re Viddalba, centro ubicato all'estre­mità occidentale della Gallura sulla riva destra del fiume Coghinas. In uno spiazzo campestre ai margini dell'abitato sorgono i ruderi della chiesetta romanica di San Giovanni, risalente alla fine dell'XI secolo. Si può subito osservare una caratteri­stica che differenzia nettamente questo edificio di culto dagli altri che abbiamo incontrato nella nostra escursione gallurese: la chiesa di Viddalba non è di granito, ma è in­teramente costruita in conci di are­naria ben levigati e squadrati. Que­sto elemento basterebbe da solo, a dispetto dell'importanza del confine geografico segnato dal Coghinas nel tratto terminale del suo corso, ad attribuire la chiesa di San Giovanni al romanico dell'Anglona, che ha so­lide e ramificate radici, piuttosto che a quello della Gallura che, come si è visto, consiste sostanzialmente nella sola isolata eccezione del San Simplicio di Olbia. Purtroppo di que­sta bella chiesa, di piccole dimen­sioni ma di fabbrica elegante e ac­curata, restano in piedi i soli muri perimetrali e l'abside orientata a sud-est, coperta da una cupola la cui volta era decorata da un affresco ancora in parte riconoscibile. La co­pertura lignea delle tre navate è in­vece crollata, anche perché l'edifico fu abbondantemente spogliato nel XIX secolo per fornire materiali ad altre costruzioni.

8. Santa Maria Coghinas: Chiesa di Santa Maria delle Grazie.

Poco più di un ponte separa l'abita­to di Viddalba da quello di Santa Maria Coghinas, ma attraversarlo si­gnifica passare dalla Gallura al Lo-gudoro. Qui, nel villaggio più perife­rico dell'Anglona, in una zona che non partecipò della grande fioritura di monasteri soprattutto benedetti­ni che contrassegnò la vita della re­gione dopo l'anno Mille, si può ap­prezzare da uno dei segnali più forti e significativi - le chiese - la diffe­renza fra un'area intensamente an-tropizzata e di solide tradizioni agricole ed una consacrata ad un'e­conomia pastorale e votata a un de­stino di popolamento sporadico e disperso. In nessun paese, ed anzi, con esclusione di Olbia, in nessuna città della Gallura abbiamo incon­trato una chiesa d'impianto romani­co d'importanza paragonabile a que­sta, per modesta che sia, che fu la parrocchiale del piccolo borgo. La sua esistenza, documentata già nel condaghe di San Michele di Salvenero, dovrebbe risalire quanto meno alla metà del XII secolo. La chiesa fu rimaneggiata ampiamente in epo­ca successiva e della primitiva fab­brica romanica non sono riconosci­bili che l'abside semicircolare e al­cuni tratti del fianco sinistro. Del XIV secolo è la graziosa facciata in conci di arenaria tufacea dalla calde tonalità bruno-rossastre, ornata da archetti ascendenti e da un oculo circolare che si apre in asse col por­tale centinaio. Nell'interno mono-navato è esposta, sull'altare mag­giore, una statua lignea della Ma­donna, di tipologia cinquecentesca.

9. Tempio Pausania: Cattedrale di San Pietro e Chiesa del Rosario.

Anziché riattraversare il Coghinas, scendiamo adesso da Santa Maria verso sud, in direzione di Perfugas, fino a incontrare dopo
una decina di chilometri la direttissima Sassari-Tempio. Collocata in posizione do­minante quasi al centro della Gallu­ra, Tempio Pausania ne è stata per secoli la "capitale" indiscussa: il suo sviluppo iniziò verso il XIV secolo e s'intensificò nei tre successivi come conseguenza dell'abbandono delle coste sotto la minaccia congiunta degli assalti barbareschi e delle apocalittiche epidemie.

Sullo stesso lato di piazza San Pietro, nel centro storico di Tempio Pausania, si affacciano la cattedrale e, alla sua destra, l'Oratorio del Rosario


Il fenomeno fu cosi massiccio e generalizzato che, a metà del Settecento, Tempio contava circa il 50% degli abitanti dell'intera Gallura e che nel 1921, quando Arzachena, per prima, ot­tenne l'autonomia comunale, il co­mune di Tempio aveva un territorio di oltre novecento chilometri qua­drati, che ne faceva di gran lunga il più vasto d'Italia. Questa tradizione di capoluogo, di polo d'attrazione economica e culturale, di punto di riferimento amministrativo e politi­co si rispecchia nell'austero e com­patto centro storico, con i suoi soli­di palazzi di granito a vista. Nucleo primitivo di questo dignitoso centro storico è la piazza San Pietro, sce­nografica nella sua studiata asim­metria, sulla quale prospettano la cattedrale di San Pietro, la chiesa del Rosario e l'oratorio di Santa Cro­ce, tutte realizzate interamente in granito a vista. La cattedrale è stata ricostruita nel secolo scorso su un originario impianto tardo-quattro-centesco, del quale sono ancora riconoscibili il portale e il campanile. La più antica è la chiesa del Rosario, che risale al XV secolo e presenta nel prospetto principale motivi stili­stici aragonesi (il portale), settecenteschi (il timpano ricurvo denta­to) e un fregio in stile tardo-romanico ad archetti pensili.

10. Monti: Santuario di San Paolo Eremita.

Da Tempio imbocchiamo la statale 127 per Olbia e, appena oltrepassa to, dopo poco meno di trenta chilometri, l'abitato di Telti, pieghiamo a sud in dirczione di Monti: di qui lun­go la statale 389 per Ala dei Sardi e, percorsi circa sette chilometri, a sinistra in una tortuosa strada asfaltata che conduce
direttamente alla cima del colle sul quale sorge, in bella posizione panoramica, il San­tuario di San Paolo Eremita, o Santu Paulu di Monti.

Il Santuario di San Paolo Eremita, o Santu Paulu di Monti


Originariamente la chiesa era di dimensioni modeste, ma fu ampliata a più riprese nel XVIII e nel XIX secolo, a riprova di un culto rimasto sempre vivo negli anni. La forma definitiva è del 1890, conseguente ad alcuni interventi volti a realizzare un ampio sagrato. La struttura in granito, con campa­nile a vela, custodiscce anche due pietre miliari romane. Luogo di fede e di pellegrinaggio, accoglie mi­gliala di fedeli, provenienti da ogni angolo della provincia, per la festa in onore del santo, che si celebra ogni anno dal 16 agosto per alcuni giorni. Dal santuario si ridiscende sulla statale 389, che si percorre in direzione nord fino all'incrocio con la 199: di qui, svoltando a destra, si raggiunge Olbia in una ventina di minuti.


 
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