Tavolara

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Itinerario 1

Acque di vetro

Il sentiero per Punta La Mandria, estrema propaggine meridionale
di Tavolara, corre a pochi metri dal mare

la roccia dell'Orso sull'isola di Molara


Gli itinerari:

Uno di terra, sulla costa sarda a nord e a sud di Porto San Paolo, e uno di mare, intorno alle isole di Molara e Tavolara, per il quale è indispensabile disporre di un'imbarcazione; un gom­mone noleggiato a Porto San Paolo assolve egregiamente il compito.

Primo itinerario: Molara e Tavolara

per mare e sentieri

Punto di partenza e arrivo: Porto S. Paolo.


Uscendo dal porticciolo di Porto San Paolo si punta verso il relitto della nave Chrisso, arenato su scogli a pelo d'ac­qua lungo la rotta della Molara.

Arriviamo all'isola lambendo l'isolotto del Fico, perennemente occupato dagli uccelli marini, e doppiando Punta Cariato per prender terra sulla spiaggia di ciottoli della piccola insenatura di Cala Chiesa.
Avviandosi a piedi lungo un muretto a secco si raggiunge la ster­rata che viene dalla casa del guardiano (sulla riva occidentale, di fronte al Fico); subito a sinistra sorgono i ruderi della chiesa di San Ponziano, invasa dalla macchia lussureggiante: una semplice aula con volta a botte, crollata, e absi­de semicircolare che si apre dietro un bell'arco trionfale.
Proseguendo lungo la strada si raggiunge in 5 minuti una fontana, poi un fratturo prosegue in direzione di Monte Castello (150 m).
Ripresa l'imbarcazione navighiamo verso est davanti a un'insenatura più grande e superiamo il promontorio che la chiude, una cestola discendente da Monte Castello (a cui si può salire in 1 ora e mezza per il vallone disteso tra la cima e Punta Arresto). Doppiata Punta Arresto (a 100 metri dalla costa si trova l'omonima secca, interessante punto d'immersione), iniziarne a navigare verso sudest passando sotto una pare­te grigia, lasciando a destra lo scoglio I Porri; poi doppiarne anche Punta Levante, con lingue di granito molto spettacolari che ricordano un Tyrannosaurus Rex.
Di fronte a Punta dello Scirocco s'innalza vicinissimo il Capo Coda Cavallo e noi cambiarne rotta, ponendoci con la prua a nordovest, paralleli al lato sudoccidentale dell'isola.
E' giunto il momento del bagno:
all'altezza di Punta Aia iniziano le "piscine", bianchissimi fondali sabbio­si che si distendono sotto acque tra­sparenti, di un meraviglioso turchese. Queste acque di vetro e questi magni­fici fondali chiazzati di posidonia ci accompagnano fino all'approdo ufficia­le della Molara, posto sul lato occiden­tale sotto Punta La Guardia (158 m), massimo rilievo dell'isola.
Rimanendo a ovest del Fico puntiamo dritti su Punta la Mandria, estrema pro­paggine meridionale della Tavolara. davanti alla quale iniziamo a bordeggia­re il lato lungo sudorientale, il più impressionante, formato per tutta la sua lun­ghezza da una parete verticale, sopra la quale l'ancor ripidissimo pendio rag­giunge le due vette dell'isola: Punta Cannone (564 m), a sudovest, e Punta Castellaccio (510 m), a nordest.
La lunga parete va ispezionata metro per metro per osservarne grotte, fessure, sifoni e condotti misteriosi. Soltanto fino a metà possiamo navigare in prossimità della parete, all'incirca fino all'Antro della Ghigliottina, una grotta in cui si può entrare col gommone; poi inizia la zona A dell'area protetta e bisogna tenersi al largo. Si aggira Punta del Papa, il cui profilo roccioso ricorda un papa con la tiara, in un tratto costituito da dolomia, riconoscibile per il colore più scuro; con la Baia del Papa, appe­na oltre l'omonima punta, riprende il calcare, che forma il grande Arco dì Tavolara sul promontorio che chiude la baia a nord. Poco oltre s'incunea profondamente la Cala del Faro, con le installazioni della base radar NATO (qui vige un divieto di navigazione a meno di 500 metri dalla costa, per motivi di sicurezza militare). Aggirando la promi­nente Punta del Timone guadagniamo l'approdo dello Spalmatore di Fuori, dove termina la zona A della riserva e dove, secondo una tradizione che ha ormai preso piede, fu avvistata nel 1978 l'ultima foca monaca.
Dopo una punta formata da materiale franato, sotto cui c'è la sommersa Grotta Rossa, proseguiamo lungo il lato nordoccidentale, meno interessante e spettacolare dell'altro, ma giunti a Punta Spalmatore possiamo approdare sulle belle spiagge che circondano la bassa lingua di calcare protesa in mare. In fondo alla spiaggia del lato meridionale dello Spalmatore di Terra sorgono gli unici due locali dove ci si possa ristora­re, concedendosi magari un bicchiere di Vermentino e una frittura di pesce.
A chi voglia, invece, saggiare la Tavolara dei sentieri suggeriamo due possibilità. La prima, alla portata di tutti, raggiunge Punta la Mandria per un sentiero a pochi metri dal mare: dai ristoranti ci si incammina lungo la spiaggia fin dove inizia la scarpata; qui si prende una sca­letta in pietra, che porta ad uno strane edificio e confluisce nel sentiero che. preso verso destra, conduce in circa mezz'ora alla punta. La seconda, ben più impegnativa e riservata ad alpinisti esperti, raggiunge la vetta di Punta Cannone. Si sale per un sentiero (poche tracce invase dalla macchia. non facili ne da individuare, ne da seguire) lungo il versante nord, sopra l'abitato; si supera attraverso un canali­no il primo risalto roccioso; poi ci si porta in diagonale verso sinistra sotto il secondo, che si supera con passaggi di IlI grado (meglio imbragarsi e usare corde di sicurezza); vinta la parete, non resta che l'ultimo, agevole tratto che porta in vetta. Da quassù i panorami sono davvero superbi, specie verso nord dove, oltre la Costa Smeralda e l'Arcipelago della Maddalena, si avvi­stano le scogliere di Bonifacio. Ai nostri piedi gli splendidi fondali che circonda­no l'isola sono perfettamente leggibili attraverso le acque trasparenti.

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