Buddusò

 

 

 

 

 

 

Altitudine: m 700 Superficie: kmq 223 Abitanti: 4.211

 

Le domus de janas della necropoli di Ludurru

 

 

Questo paese, adagiato su un grande altipiano fitto di boschi, di macchia, di rocce, in passato dispose di un territorio vastissimo e discontinuo (poco meno di 40.000 ettari), la cui estensione si è andata per gradi ri­ducendo, via via che le sue frazioni più remote acquistavano l'autono­mia; l'ultima secessione è stata quel­la di Padru, divenuto comune nel 1996.

Quel che gli resta di quel pic­colo impero, che giunse a contare oltre 7000 abitanti, è pur sempre una regione vasta e bellissima in grado di garantire a Buddusò, con i suoi pascoli, le sue sugherete e le sue cave di granito, un solido benes­sere.

Qui, dalle alture poste al confi­ne fra Buddusò e la provincia di Nuoro, hanno origine il Tirso (le sue sor­genti sono chiamate "Fonti della sa­lute"; poco più a valle il fiume è già in grado di alimentare il Lago artifi­ciale di Sos Canales, che fornisce ai paesi del Goceano l'acqua di cui han­no bisogno) e il Rio Altana, che cor­re verso le terre della Baronia, dove si getta nel lago del Posada.

L'abita­to, attraversato dalla strada che conduce a Pattada e da quella che collega Monti con Bitti e Nuoro, conserva il suo nucleo storico dalle belle case di granito, intorno al qua­le oggi si affollano in buon numero i nuovi edifici.

Di granito è anche la facciata della chiesa parrocchiale in­titolata a Sant'Anastasia, che ha ac­canto una bassa torre massiccia alla quale si affianca un alto campanile.

Nella chiesa si conservano due qua­dri, che portano la data del 1754, del pittore napoletano Gerolamo Ruffino.

Alcune altre tele dello stes­so pittore, oltre ad affreschi del Sei­cento e dell'Ottocento, si trovano nella chiesa seicentesca di San Quirico, probabilmente costruita su una struttura precedente.

Di notevole interesse le testimo­nianze d'insediamenti umani d'età prenuragica e nuragica che restano sul vasto altipiano.

A lato della stra­da che porta a Bitti, a pochi chilo­metri da Buddusò, si leva il Nuraghe di Loelle.

Il nuraghe, costruito in granito, ha un corpo trilobato ad­dossato alla roccia.

A destra dell'in­gresso, la scala che conduce a un corridoio superiore, che raggiunge la torretta di avvistamento e prosegue verso la torre centrale, attualmente inaccessibile. Intorno al nuraghe i resti di alcune capanne indicano l'e­sistenza di un villaggio. A qualche distanza dalla stessa strada, nel fol­to di una sughereta, si trova il Dol­men di Su Laccu, costituito da due lastroni che sfruttano come pia­no di appoggio, la roccia affiorante; il lastrone di copertura è leggermente obliquo.

Poco lontano, un secondo dolmen, detto di Sos Monimentos, sorge accanto a quelli che sembrano essere i resti di una necropoli, di un menhir e di altre strutture di funzio­ne incerta.

A poche centinaia di me­tri dal paese vi è la Necropoli di Lu­durru, costituita da quattro ipogei che si aprono in un ammasso graniti­co e da altri due posti a qualche di­stanza dai primi.

L'ipogeo di maggior rilievo comprende due ambienti co­municanti. Nella cella principale è evidente la riproduzione di una ca­panna. Sulla volta della cella più in­terna resta una decorazione dipinta a linee parallele di colore rosso.

Ad anni alterni, nel mese di giugno, a Buddusò si svolgono due manife­stazioni che vogliono essere un atto d'omaggio a due tradizioni arti­giane locali, la lavorazione del legno e quella del granito.

Negli anni di­spari il paese accoglie il "Symposium internazionale sul granito": per tre settimane a partire dall'ultima dome­nica di giugno, artisti italiani e stra­nieri scolpiscono, nelle cave dei din­torni e in vari luoghi dell'abitato, grandi blocchi di granito; il tema è libero.

La manifestazione, che richia­ma artisti di fama internazionale, comprende anche dibattiti, conve­gni, concorsi riservati a studenti uni­versitari di architettura, ingegneria, design.

Negli anni pari si tiene, con modalità non molto diverse, il "Sym­posium internazionale sul legno".

Agli artisti il materiale viene fornito dagli organizzatori: un tronco di ca­stagno sardo alto due metri per le opere a tutto tondo e, per i bassorilievi, una grande tavola di castagno.