Santa Teresa di Gallura
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Altitudine: m 44 Superficie: kmq
101,19 Abitanti: 4.157 |
Una delle insenature
di Capo Testa |
Posta com'è sull'estremo
promontorio settentrionale della Sardegna, e distesa sulla sua sommità a
guardare dall'alto sul mare e sulle coste e le montagne della Corsica che,
non lontane, si levano di là dalle Bocche di Bonifacio, Santa Teresa Gallura
ha l'aria di assolvere ancora al compito che le fu affidato dai suoi
fondatori, e che consisteva nel presidiare la costa sarda infestata da
contrabbandieri e da banditi e nel difenderla da un'eventuale minaccia delle
forze napoleoniche: eventualità che a quel tempo, era il 1808, non doveva apparire
poi cosi remota. In realtà la cittadina,
scoperta meno di mezzo secolo fa dal turismo la cui espansione ne va
dilatando l'abitato e disseminando i dintorni d'insediamenti non tutti
esempi di bella architettura e di avveduta urbanistica, oggi, venuta meno
ogni minaccia, può allentare la sua vigilanza e dedicarsi alle attività
connesse alla sua nuova vocazione, dalle quali le deriva un benessere che le
fu ignoto in passato. Non ha perso, tuttavia,
la memoria delle sue origini e dei suoi trascorsi. Perciò ha mantenuto per quanto
possibile immutato il suo nucleo originario, con la rigorosa geometria
delle sue strade e i regolari quadrilateri delle sue belle piazze, al centro
d'una delle quali sorge, grande e bianca di semplice intonaco, le chiesa
parrocchiale di San Vittorio. La tradizione vuole che a
disegnare la pianta di quello che allora era un borgo non grande, sia stato
il sovrano sabaudo Vittorio Emanuele I. Fu così, in effetti. Ma a
proporre che in quel luogo si facesse sorgere un centro abitato, a presiedere
alla sua nascita, a chiedere che avesse dignità di comune autonomo (la
ottenne nel1821, dopo aver vinto la resistenza opposta da Tempio, del cui
territorio quel luogo faceva parte), era stato un ufficiale dell'esercito
sardo-piemontese, Francesco Maria Magnon, che in quegli anni comandava la
guarnigione alla quale era affidata la Torre di Longonsardo, costruita sul
finire del Cinquecento dagli spagnoli sull'estrema punta del promontorio. Il paesino, che aveva
allora poche centinaia di abitanti, fu chiamato Santa Teresa per rendere
omaggio alla regina che aveva lo stesso nome della santa e la sua chiesa fu
intitolata a San Vittorio in onore del sovrano. Questo territorio, nel
corso di una storia lunghissima, aveva conosciuto vicende non tutte felici:
vi si erano insediate comunità nuragiche, vi erano passati fenici e punici, i
romani vi avevano fondato due centri, quelli di Tibula e di Lungonis, vi si
erano affrontati genovesi e pisani, Eleonora d'Arborea vi aveva eretto un
castello; in seguito era venuto il dominio aragonese, infine quello sabaudo.
Santa Teresa nasceva in
luoghi che per lunghissimo tempo erano stati quasi completamente spopolati. Era, e continuò ad essere
fino a tempi relativamente recenti, un borgo di contadini, di pastori, di
pescatori ai quali il porto posto nel profondo fiordo di Longone assicurava
un approdo sicuro. A determinare il
mutamento decisivo, negli anni intorno al 1950, fu il turismo. Il paese poteva contare,
oltre che sullo stretto collegamento con la Corsica, su un territorio che
abbraccia circa 70 chilometri di coste (dal confine di Aglientu ad ovest a
quello orientale di Palau, segnato dalla foce del Liscia) fra le più belle e
per più versi singolari che la Sardegna possieda. Vi sono lunghe spiagge dall'ampio
arco di Rena Maiori, tratti di costa, come nell'insenatura di La Colba, dove spiaggette, scogli
affioranti e alte rocce granitiche convivono in una suggestiva commistione. E vi è, ad ovest della
cittadina, il Promontorio di Capo Testa, proteso verso occidente, nel quale
sembrano raccogliersi tutte le immagini dei modi infiniti in cui si possano
unire il mare, il granito e la vegetazione. Alla terraferma è unito
da un sottile istmo sabbioso che divide due spiagge (Rena di Ponente e Rena
di Levante) disposte in modo che una sia sempre al riparo dal vento. Vi sono insenature chiuse
da rocce che si gettano a picco nel mare, brevi spiagge, scogliere scolpite
dal vento in cento forme, il faro che getta la sua luce sulle Bocche, verso
la Corsica vicinissima nelle giornate chiare, e vi è la famosa Cala Grande
(oggi più nota come Valle della Luna), profonda insenatura rocciosa nella
quale prima i romani e poi i pisani ebbero le loro cave di granito. Vasta e molto bella è la
Spiaggia di Rena Bianca, posta ai piedi dell'abitato e collegata al suo
centro da una ripida discesa, che si affaccia sulle Bocche di Bonifacio. Di là dal porto, approdo
dei traghetti che con grande frequenza collegano Santa Teresa con la Corsica
ed in grado di accogliere un intenso traffico turistico, si leva un alto
colle, oggi in parte invaso da insediamenti turistici, che culmina nella
Punta Falcone, estremo lembo settentrionale della Sardegna. Ai suoi piedi si apre la
Spiaggia della Marmorata, posta in una inse-natura sulla quale incombe un massiccio
insediamento turistico. Le spiagge e i villaggi
turistici (quelli di Conca Verde e della Valle dell'Erica) e le brevi
sporgenze della costa che li dividono si susseguono verso sud, fino al Fiordo
di Porto Pozzo, che la penisola di Coluccia, (tormentata massa granitica
collegata alla terraferma da un basso fondale sabbioso) divide dalla Foce
del Liscia e dal confine di Palau. In tutto il territorio
restano tracce significative di un lungo passato: vi sono le cave di granito
di Capo Testa dalle quali i pisani trassero la pietra utilizzata nella
costruzione del Battistero e del Duomo della loro città; a poca
distanza dall'abitato, presso la strada per Castelsardo, vi sono gli avanzi
dell'insediamento nuragico di Brandali, che comprende un nuraghe, le tracce d'un
villaggio e un tempio nuragico nel quale furono rinvenuti numerosi resti
umani. Accanto alla riva del
mare, lungo la strada per Capo Testa, sorge la chiesetta medioevale di Santa
Reparata, di struttura elementare e intonacata di bianco. Più recente (fu costruita
nell'Ottocento) e di struttura più complessa è la Chiesa di Nostra Signora
di Buon Cammino, posta a pochi chilometri dall'abitato, lungo la strada per Palau.
Ha pianta a croce, La
cupola che si leva sul presbiterio e un piccolo portico sul lato sinistro.
Sul sommo della facciata vi è una statua della Madonna. |