Pèrfugas
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Altitudine: m 92 Superficie: krnq
60,29 Abitanti: 2.544 |
Il Museo
archeologico e paleobotanico |
Posto sul confine
orientale dell'Anglona (le sue terre confinano, ad est, con quelle di
Bortigiadas e, per un breve tratto, con quelle di Tempio), dalla terrazza su
cui si distende Pèrfugas guarda sulle valli percorse dal Coghinas e dai suoi
affluenti. Ha intorno una regione
collinare alla quale l'abbondanza d'acqua non ha dato grande ricchezza. Nella seconda metà
dell'Ottocento una società genovese vi tentò la coltivazione del tabacco su
un'estensione di oltre un migliaio di ettari, ma in breve tempo fu costretta
a desistere. In seguito, nei primi
decenni del Novecento, nelle zone più fertili delle campagne sorsero piccoli
nuclei abitati che diedero vita a modeste imprese contadine. Il centro di Pèrfugas,
raccolto intorno alla vecchia strada che collegava Sassari con Tempio, ha
una bella chiesa parrocchiale intitolata a Santa Maria degli Angeli che,
costruita nel Cinquecento in stile gotico-aragonese, subì modifiche
rilevanti due secoli più tardi. Vi si conserva
un'importante opera cinquecentesca, il retablo di San Giorgio, di un
pittore anonimo che si ispirava al "Maestro di Ozieri". La grande struttura a
telaio gotico comprende 51 dipinti. Originariamente il retablo era custodito
nella chiesa cinquecentesca intitolata a San Giorgio, notevole documento
dell'architettura gotico-aragonese che sorge nelle immediate vicinanze del
paese. Alla periferia del paese restano anche i ruderi (l'abside e il portale
d'accesso all'antico sagrato) della chiesa romanica di Santa Maria, costruita
nel 1160. Al centro dell'abitato,
di fronte alla chiesa parrocchiale, si trova un monumento d'età nuragica di
grande interesse, il pozzo sacro detto "Predio Canopoli", scoperto
casualmente nel 1923 nell'area di un giardino privato. È costituito da un'area
rettangolare con sedili laterali, un altare per le offerte e il pozzo, del
diametro di circa 2 metri, al quale si accede scendendo 8 gradini. Intorno, oltre ad altre
strutture di probabile carattere sacro, vi sono i resti di abitazioni d'età
nuragica e romana. Il territorio di Pèrfugas
è sorprendentemente ricco di testimonianze della presenza umana in età lontanissime.
Nella regione alluvionale
fra il Rio Altana e il Rio Anzos sono stati trovati, in anni recenti,
utensili di selce scheggiata con la percussione diretta su un'incudine che
hanno permesso agli studiosi di retrodatare di almeno 150.000 anni la presenza
dell'uomo in Sardegna, facendone risalire i primi esempi, non all'età
neolitica (6000 a.C.), come s'era sempre creduto, ma al Paleolitico
inferiore, quindi a un'età compresa fra i 350.000 e i 100.000 anni fa. Vengono attribuite alla
"Cultura di Ozieri" (Neolitico recente: 3500 -
2700 a.C.) tanto le 16 domus dejanas di Niedda, non lontane dalla frazione di
Modditonalza, quanto quella detta dell'Ariete, scoperta una ventina d'anni
fa in una località chiamata Sas Contreddas. La tomba deve il suo nome
alle due spirali rivolte verso il basso, che sembrano alludere alle corna
dell'ariete o del muflone, scolpite nella roccia di una delle celle. Non è lontana dalle
domus dejanas di Niedda una fonte nuragica, monumento dedicato al culto
delle acque non frequente in Sardegna. A pianta ellittica, ha il
prospetto lungo 5 metri composto da quattro file di blocchi di pietra
squadrati con cura. All'interno ha una
canaletta destinata a raccogliere l'acqua della vena sorgiva e una rozza
scaletta. Di
natura diversa, ma di non minore interesse, sono gli abbondanti resti dì
foresta fossile, in parte ancora interrati, che si trovano lungo l'argine del
Rio Altana. Un consistente patrimonio di reperti archeologici trovati nel territorio, come anche di avanzi della Foresta pietrificata, corredato di fotografie, didascalie, pannelli, è ordinato nel Museo archeologico e paleobotanico di Perfugas, recentemente sottoposto a lavori di restauro. |