Il Monte d’Accoddi

La casa delle streghe e le porte dell'Aldilà

 

Una natura aspra e selvaggia, carica di tinte forti, un mondo da esplorare, ricco di storia, di tracce antiche, spesso na­scoste e di difficile lettura.

Il territo­rio intorno a Sassari si presenta così, denso di occasioni per la riscoperta delle origini, delle radici della vita.

Gli aspetti geomorfologici del territorio di Sassari favorirono, in epoca preistorica, il nascere e lo svilupparsi di importanti civiltà di cui rimangono le tracce.

Tra queste, un itinerario di grande interesse è quello nel territorio di Monte d'Ac­coddi dove da un altare megalitico mozzafiato si passa ai meandri del­le tombe ipogeiche.

L'altare è un monumento singola­re e insolito, scambiato, fino al 1952, per uno dei tanti nuraghe della Nurra.

Un tronco di piramide che misura alla base 37,5 x 30,5 metri, una rampa lunga 41,50 metri e larga da un minimo di sette a sud a un massimo di 13,50 nel punto di appoggio alla costruzione.

II confronto viene immediato: il tipo più elementare di ziggurat, ri­chiamato nelle forme, nelle dimen­sioni, probabilmente anche nella funzione.

I materiali rinvenuti, in­fatti, hanno portato a ipotizzare che si tratti di un altare a terrazze per feste sacre e riti propiziatori della fertilità.

È affascinante imma­ginare, nel cuore del Mediterraneo, un cerimoniale di questo genere, anche perché non si esclude che la struttura nasconda una sepoltura in relazione alla quale tali riti fossero collegati.

Forte l'impatto emotivo che l'incontro con questa architet­tura genera, tanto più intenso se si valuta la possibilità che fosse con­nessa alla sfera dell'animismo o dei sacrifici umani.

Il viaggio per Monte d'Accoddi continua verso un'altra tappa: le "domus dejanas", cioè le case del­le streghe o delle fate, come ven­gono indicati i sepolcri che furono scavati nella roccia con picchi di pietra, rinvenuti frequentemente al­l'interno delle strutture.

Veri e propri passaggi nelle viscere della terra, che hanno il sapore di porte su altre dimensioni spaziali e temporali.

Le "domus" offrono una preziosa testimonianza dell'arte preistorica.

Si ritrovano negli ipogei, infatti, simboli e riti delle credenze reli­giose.

Intanto le stesse complesse strutture architettoniche, poi la scultura e la pittura rappresentano una grossa parte della sfera religiosa e rituale.

La cultura di Monte d'Accoddi, costituita da almeno otto ipogei, è particolarmente ricca da questo punto di vista.

Le realtà più interes­santi sono la tomba del Capo e la tomba delle Nicche. Affascinante la struttura della prima, planimetri­camente centripeta e con schema spaziale rettilineo.

Grandi pilastri, protomi di notevole fattura e corna semilunate sono gli elementi di raccordo e di caratterizzazione di tutta la struttura.

La tomba delle Nicche risulta invece definita da un ambiente a padiglione con una nicchia per lato, da un vestibolo rettangolare sul cui lato sinistro vi è una nicchietta sopraelevata con so­prastante incavo semicircolare e sul destro due macchette semicir­colari contigue.

Alcuni gradini danno accesso a un piano rialzato.

Sulle pareti del vano principale si alternano aperture semicircolari che introducono in piccoli am­bienti e nicchiette nelle pareti d'in­gresso, sinistra e nella metà sinistra della parete di fondo.

Sulla parete di fondo, in asse con l'ingresso, un portello quadrangolare che intro­duce in una nicchietta "ad uovo".

Uno sviluppo a trecentosessanta gradi, quasi un'esplosione di ap­pendici, di nuovi angoli, di balconi, di sorprendenti anfratti.

A contor­nare queste magnetiche strutture, protomi che rappresentano il principio maschile di fecondità, idoli femminili che rappresentano la dea Madre, false porte, pitture, tutti se­gni che attestano una complessa ideologia funeraria.

(Da TuttoCittà ’97)

 

 

Il grande altare megalitico di Monte d’Accoddi