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Altitudine: m 85 Superficie:
kmq 228,61 Abitanti: 10.406 |
La
decadenza iniziò già sul finire della civiltà giudicale:
intorno alla fine del Trecento questo territorio era già disabitato, poiché
le insidie che venivano dal mare, prima fra tutte quella delle incursioni
dei pirati, provocarono lo spopolamento di tutte le regioni costiere della
Sardegna. Il ripopolamento avvenne soltanto molto più tardi, in pieno
Settecento, quando i pastori della montagna presero a raccogliersi, nella
stagione della transumanza, intorno alla Chiesa di Santa Maria
Maggiore e poi, per gradi, qui si insediarono
stabilmente con le loro famiglie. Il villaggio, dopo la costruzione della
nuova chiesa parrocchiale di Santa Maria della
Neve, nel 1776, si sviluppò rapidamente. Tuttavia Arzachena restò
frazione di Tempio ancora per lungo tempo: ottenne l'autonomia comunale,
dopo aspre lotte, soltanto nel 1921, quando già contava più di tremila
abitanti. A cambiare radicalmente la
vita di quello che era stato, e continuava ad essere, un quieto paese di
contadini e di pastori, fu, all'inizio degli anni Sessanta, la nascita della
Costa Smeralda, primo nucleo di un impetuoso, e
spesso disordinato, sviluppo turistico, che ha finito per interessare, con
varia intensità, tutta la costa compresa nel territorio di
Arzachena. Ne è
seguito l'abbandono pressoché totale della pastorizia e Lo
sviluppo turistico ha orlato di costruzioni che si addensano in prossimità
del mare e si spingono, via via più rade sulle
alture, il Golfo di Arzachena, profondo fiordo posto all'estremità settentrionale di questo territorio: Cannigione,
un tempo esiguo gruppo di casette di pescatori, è ora un grosso centro
intensamente abitato durante l'estate (al margine meridionale del golfo la
foce di un piccolo corso d'acqua crea una zona umida di qualche interesse
naturalistico, poiché è popolata da un gran numero di uccelli acquatici di
varie specie). Più a nord, lungo la costa orientale del
golfo sono sorti altri insediamenti: Cala Bitta e poi, alle spalle di
un'insenatura che fu un piccolo approdo militare, Baja
Sardinia. Poco oltre è stato fittamente
colmato di costruzioni quello che fu un profondo fiordo dalle acque terse e
quiete, Portu Quatu
(Porto Nascosto), di là dal quale si giunge al confine
della Costa Smeralda, e subito dopo ai suoi primi nuclei, che hanno
conservato gli antichi nomi galluresi: Pitrizza (dove è sorto un albergo di grande prestigio).
Liscia di Vacca, Cala Granu; oppure hanno assunto
nuovi nomi leziosi (Dolce Sposa, Cala Romantica). Subito dopo ci si affaccia su Porto Cervo che, sorto intorno alla ormai notissima Piazzetta, si è poi
dilatato fino a invadere per gradi le alture che lo circondano. I porti sono
due, entrambi ben protetti: all'ampio Porto Vecchio si è aggiunto la nuova
Marina, lungo i cui innumerevoli moli si assiepano imbarcazioni di varia
dimensione e grado di eleganza. In alto, sul colle
che si leva sul porto, la candida Chiesa di Stella Maris:
vi sono custoditi un antico organo ed un dipinto, una Mater
dolorosa, attribuito a El
Greco. Il bel portale di bronzo è opera dello scultore Luciano Minguzzi. Più a
sud, in un incessante alternarsi di splendide
spiagge (quelle del Pevero, di Capriccioli, di
Liscia Ruja, della Celvia,
di Petra Ruja, di Razza
di Juncu, del Principe, per citarne alcune) e di
tratti di costa rocciosi, non meno suggestivi, vi sono altri insediamenti:
fra gli altri quelli del Pevero, di Cala di Volpe
(fra i più eleganti l'albergo che ne porta il nome), del Romazzino. Ma il
territorio di Arzachena,
oltre alle attrattive del mare e delle coste, offre non ordinari motivi
d'interesse anche sotto il profilo archeologico. Vi si
contano diverse necropoli preistoriche costituite da circoli megalitici
risalenti alla Cultura di Ozieri
(3500-2700 a.C.). La Necropoli di Li Muri è costituita da cinque "ciste
dolmeniche", cassette prive di apertura
formate da lastre di pietra infisse nel terreno, ciascuna delle quali è
circondata da un circolo di pietre fitte disposte in cerchi concentrici, che
dovevano salvaguardare dal dilavamento il tumulo che le ricopriva. Tra i
sepolcri vi sono tre piccoli recinti quadrangolari e resti di stele,
interpretati come elementi del rituale funerario. All'interno di alcune tombe furono trovati oggetti di corredo, ora
esposti nel Museo Sanna di Sassari e nel Museo
archeologico di Cagliari. Non molto lontana è la
Tomba di Li Lolghi, una delle più grandi tombe di
giganti della Sardegna. Il monumento, posto su
un'altura, fu edificato in due fasi distinte. Un'altra
tomba di giganti, quella detta di Coddu Vecchiu, o di Capichera, si
trova a sud-ovest di Arzachena,
a breve distanza dalla strada per Sant'Antonio di
Gallura. Anche questa fu costruita in due fasi distinte: intorno alla metà del II millennio a.C. fu costruita una tradizionale
tomba a galleria, alla quale, nella seconda fase, fu aggiunta l'esedra
semicircolare tipica delle tombe di giganti. I reperti che vi si sono
rinvenuti appartengono alle culture di Monte Claro (2000 a.C.) e di Bonnanaro B (1700 a.C.) e all'età nuragica. Non lontano
da Arzachena, prossimo alla strada per Olbia, è il
Nuraghe Albucciu, che risale all'età del Bronzo
medio (1600-1300 a.C.) ed è del tipo a corridoio. La struttura, in blocchi
di granito non squadrati, sfrutta un'emergenza rocciosa. Nel Nuraghe Albucciu sono stati trovati materiali di notevole
interesse, ora custoditi nel Museo Sanna di
Sassari, in particolare frammenti di lingotti di
rame di tipo cretese-cipriota. Nella stessa zona, a qualche distanza dal
nuraghe, vi è il tempietto nuragico di Malchittu,
uno dei pochi esempi noti di edificio nuragico a mègaron, con ingresso delimitato da due ante murarie, e
il solo che abbia pianta ellissoidale. L'edificio, sostanzialmente intatto
se non per la copertura crollata, è suddiviso da un muro trasversale in due
ambienti: un vestibolo rettangolare e una camera absidata,
cui si accede per un portale con architrave. |